Per usare un eufemismo, l’incontro di venerdì sul salario minimo fra Giorgia Meloni e le opposizioni si preannuncia in salita. E proprio questo il pensiero del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Una sfida, per di più in pendenza, che si consoliderà prima del weekend a Palazzo Chigi. Già chiare le “formazioni” di partenza: da una parte i due co-portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, oltre al segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Non mancheranno Riccardo Magi di +Europa, Elly Schlein e lo stesso leader pentastellato. Risponde la maggioranza con la presidente del Consiglio, coadiuvata dai due vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani oltre alla ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone e i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari.
Salario minimo, Meloni: “Cerchiamo proposta seria”
Nel consueto appuntamento con il popolo dei social intrapreso dalla premier, “Gli appunti di Giorgia” hanno affrontato anche il tema oggetto dell’incontro di venerdì. Una sorta di chi va là per preparare i convitati alla riunione:
“L’Italia risulta l’unico Paese dell’Ue che ha salari decrescenti e se restringessimo il campo agli ultimi 10 anni, nei quali ha quasi ininterrottamente governato la sinistra, vedremmo che i salari sono in calati in media dell’1,4%. Negli stessi anni i salari dei francesi sono cresciuti mediamente del 4,3% e quelli dei tedeschi addirittura del 6,75%. Quindi sì, in Italia c’è un serio problema di livelli salariali bassi e io sono contenta che finalmente se ne accorgano coloro che quando erano al governo non sono stati in grado di invertire questa tendenza, salario minimo legale compreso che non è stato approvato in passato”.
Dalla Premier anche una stoccata alle opposizioni, quasi cieche di fronte a un paradosso:
“Il rischio (che il salario minimo possa diventare controproducente) non viene preso in considerazione. Secondo me va fatto, perché rischiamo di ritrovarci con una norma che, per paradosso, fa gli interessi delle grandi concentrazioni economiche, che sono le uniche che guadagnerebbero da una generalizzata riduzione dei salari. Questa è la ragione per la quale non abbiamo votato la proposta delle opposizioni. Ma ovviamente questo non significa che il tema non ci stia a cuore. Per questo nei prossimi giorni apriremo un confronto con le opposizioni e cercheremo di capire se c’è il margine per presentare insieme una proposta seria contro i salari bassi”.
Insomma, se la sfida è trovare una quadra, la salita verso venerdì è davvero ripida.
Le opposizioni: “Che senso ha l’incontro?”
L’interrogativo, dal punto di vista delle opposizioni, è più che legittimo, soprattutto alla luce di quanto confermato via social da Palazzo Chigi.
Anche le altre forze politiche non sono felici delle parole social della premier: Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni rimandano poi l’argomento alle Camere.
“Continuare a sostenere che il salario minimo porterà verso il basso anche gli altri contratti di lavoro significa dire il falso o dimostra che anche la Presidente del Consiglio, come molti prima di lei, non ha letto la nostra proposta che invece sostiene e rafforza la contrattazione collettiva. Se lo scopo della convocazione è solo quello di organizzare una passerella del Governo in difficoltà su questo tema, ce lo facciano sapere. Perché di perdere tempo non ha voglia nessuno. E il Parlamento è la sede in cui confrontarsi e decidere”.
Anche Giuseppe Conte affida ai social la sua amarezza, per le parole dedicate al salario minimo dalla premier:
“(Giorgia Meloni, ndr) Ribadisce di essere contraria al salario minimo legale, utilizzando argomentazioni infondate e risibili per giustificare questa sua pervicacia. Su tutte, quella in base a cui con il salario minimo si abbasserebbero gli stipendi. Una fake news in piena regola, che dimostra come Meloni non abbia letto neppure una riga della nostra proposta. Che è chiara: se un contratto collettivo prevede una retribuzione per un lavoratore di 5 euro l’ora, con la nostra proposta quella retribuzione sale a 9. Se prevede 11 euro l’ora, rimane a 11. Non scende certo a 9”.
Infine, dal Partito Democratico, il vicecapogruppo Piero De Luca chiede “al governo serietà e responsabilità nelle sue azioni”.
Chiediamo al governo serietà e responsabilità nelle sue azioni. La smetta di penalizzare soprattutto i più fragili. L’abolizione netta del reddito di cittadinanza per i primi 169.000 nuclei familiari, unita ai tagli dei fondi del PNRR per i Comuni e alla mancata volontà di sostenere la proposta di salario minimo del Partito Democratico e delle opposizioni, rischia di creare un vero e proprio dramma sociale nelle nostre comunità, soprattutto al Sud. La destra aumenta il tetto per gli stipendi dei manager della Società Ponte sullo Stretto di Messina e allenta le misure contro l’evasione fiscale, ma sottrae risorse ai nostri cittadini e ai nostri territori. È inaccettabile.