Si è tenuto oggi, nel carcere di Sollicciano, a Firenze, l’interrogatorio dello zio di Kata e delle altre tre persone finite in manette perché facenti parte dell’organizzazione che riscuoteva gli affitti per le stanze occupate dell’ex hotel Astor, da dove la bimba di cinque anni è scomparsa il 10 giugno scorso. Davanti al gip Angelo Pezzuti nessuno di loro avrebbe fatto riferimento alla bambina. Negli scorsi giorni la madre era tornata a lanciare un appello, chiedendo a chiunque possa essere coinvolto nel suo rapimento o possa aver visto qualcosa di parlare, di far sapere loro se la figlia, almeno, è viva.
Interrogato a Firenze lo zio di Kata, la bambina di 5 anni scomparsa a giugno. L’uomo è finito in manette insieme ad altre 3 persone
Come avevamo preannunciato hanno risposto alle domande del gip, il quale si è riservato anche sulle misure cautelari (in sostanza potrebbe decidere di non confermarle, ndr). Hanno dato la loro versione dei fatti rispetto a quella data, invece, dall’ecuadoregno e dalle altre persone presenti in quella giornata (quella dello scontro, avvenuto il 28 maggio scorso, ndr). È un pò riduttivo parlare di racket degli affitti, perché si tratta anche di altre cose. Comunque anche oggi non è emerso qualcosa che possa essere collegato con la sparizione della piccola Kata.
Con queste parole l’avvocata Elisa Baldocci, che assiste lo zio di Kata, ha commentato, dopo l’uscita dal carcere di Sollicciano, gli interrogatori tenuti questa mattina dal gip Angelo Pezzuti nei confronti del suo assistito e delle altre tre persone arrestate nell’ambito dell’inchiesta relativa alla gestione abusiva degli affitti dell’ex hotel Astor. Coloro, cioè, che, appena 10 giorni prima della sparizione della bambina, avrebbero partecipato alla “spedizione punitiva” nel corso della quale un ecuadoregno si era gettato da una delle finestre del terzo piano dello stabile, rischiando di uccidersi.
Una vicenda che, secondo gli inquirenti, sarebbe direttamente collegata a quella della piccola, che potrebbe essere stata sequestrata per “ritorsione” o “vendetta” nei confronti della sua famiglia.
L’ultimo appello della madre di Kata
Dal primo momento in cui ho fatto la denuncia ho detto tutto: chi può essere stato, chi può avercela avuta con noi, con chi avevamo litigato,
ha dichiarato, ai microfoni di Mediaset, Katherine Alvarez, la madre della piccola Kata, tornando a lanciare un appello ai presunti sequestratori di sua figlia, per spingerli a fargli sapere, almeno, se sia viva o no. Lei non ha smesso di sperarci, è “fiduciosa” di poterla riabbracciare, dice.
Negli scorsi giorni gli inquirenti che lavorano al caso ne avevano disposto il sequestro del telefono cellulare, insieme a quello del marito, ipotizzando che possano aver nascosto informazioni importanti sul rapimento. Sembra infatti che abbiano taciuto il fatto che il papà di Kata – prima di essere incarcerato – fosse stato denunciato da una famiglia occupante dello stabile per un’aggressione avvenuta a fine marzo, sempre nell’ambito del racket degli affitti.
Il ruolo dello zio
Argenis Abel Alvarez Vazsquez, il fratello della mamma di Kata, sarebbe l’ultimo ad aver visto la piccola. La sorella, infatti, gliel’aveva affidata, mentre si trovava a lavoro. Quando era rincasata di lei non c’erano più tracce. Per questo, fin dai primi momenti, era stata avanzata l’ipotesi che potesse essere coinvolto nella vicenda, anche perché, secondo alcuni testimoni, degli uomini, la mattina stessa, si erano recati nello stabile per cercarlo. Lui nega e anche i genitori della bambina sono convinti che non c’entri.
È certo del fatto di non essere coinvolto, Kata gli manca ed è un pensiero costante anche in questo momento,
ha dichiarato il suo legale. Saranno le indagini a chiarire se stia dicendo la verità.