Monticchiello è una torre nel cuore della Val d’Orcia, patrimonio dell’Unesco. Un borgo di duecento abitanti che è rinato grazie alla caparbietà e inventiva dei suoi cittadini e al sostegno ricevuto da intellettuali e politici che si sono innamorati di questo gioiello in provincia di Siena. Talvolta, la presenza di forestieri ha suscitato qualche polemica. Anni fa Alberto Asor Rosa, che trascorreva l’estate da quelle parti, accusò le autorità comunali di voler cambiare il volto di Monticchiello autorizzando la costruzione di case ai piedi del borgo.
A rendere noto Monticchiello è la storia del suo Teatro Povero, un’invenzione del giornalista Mario Guidotti, che porta sul palco e fa discutere su questioni cruciali della comunità gli abitanti del paese. Ogni anno propone un nuovo testo che viene ideato, discusso e recitato dagli abitanti attori. E questo avviene dal 20 luglio del ’69, proprio nello stesso giorno in cui il primo uomo mette piede sulla luna.
Dal ’69 gli abitanti attori salgono sul palco e si raccontano
Anche quest’anno, fino al 14 agosto, è in piazza e in scena il 57° autodramma del Teatro Povero dal titolo “Coloni” che si pone alcune domande. Se dovessi lasciare questa terra, una volta desolata, cosa voglio con me? Di cosa ho davvero bisogno? A cosa non posso rinunciare? Di quale superfluo non posso fare a meno, affinché non debba ridurmi all’essenziale? “Coloni, ieri come oggi, necessariamente in marcia” dicono gli abitanti attori di Monticchiello.
Stefano Bisi