Plaude alla scelta del governo di abolire l’isolamento per 5 giorni per i positivi al Covid Matteo Bassetti, l’infettivologo e Direttore della clinica di Malattie infettive al Policlinico San Martino di Genova perché, come lui stesso ribadisce a Gazzetta Ladra curato da Fabio Camillacci e Lorenzo Capezzuoli Ranchi su Radio Cusano Campus, “il Covid non è più un virus speciale”.

Addio isolamento Covid, l’infettivologo Bassetti: “Adesso basta anche ai tamponi”

  • Professor Bassetti, come giudica la scelta del governo di abolire l’isolamento domiciliare per i positivi al Covid?

Ma io credo che questo fosse un atto dovuto. E visto che siamo arrivati ultimi a livello europeo ad arrivare a questa norma, ben venga quello che è successo ieri. Il ministro Orazio Schillaci, insieme al governo, aveva detto da tempo che avrebbe dovuto farlo.

  • Che significa per lei questa scelta?

Abbiamo in qualche modo reso più normale questo virus. Che non è più speciale; il Covid è stato per almeno due anni e mezzo-tre anni il nostro nemico numero uno: per questo c’erano delle regole speciali e criticità, tra cui anche quella isolamento obbligatorio. Oggi che non è più il nemico numero uno e che non è più in qualche modo un Virus così speciale, quindi è trattato giustamente alla pari di altri microrganismi e patologie a trasmissione respiratoria. Come con l’influenza. Come un’infezione come tante altre.

  •  Merito nostro o del Covid?

Se siamo arrivati qui, dobbiamo sicuramente dire un grande grazie alla scienza, alla medicina, agli anticorpi monoclonali, agli antivirali che hanno preso un’infezione che aveva una mortalità intorno al 5-7% all’inizio ed invece oggi è allo 0,5%, rendendola assolutamente molto più gestibile rispetto a quello che era.

“Attenzione agli antibiotici”

  • Il Covid non è più un “virus speciale”. Quali sono le altre sfide?

Quella prevalente è per i batteri resistenti agli antibiotici, che sono già tra di noi e che portano ogni anno tra i 40 e 50.000 morti solo in Italia, tra quelle registrate in ospedale e fuori.

  • Come mai in Italia si registrano questi numeri?

Fondamentalmente, gli italiani sono tra i più grandi utilizzatori di antibiotici -almeno a livello europeo- li usano male, a sproposito e senza regole. E questo ha portato ad avere più batteri resistenti rispetto a qualunque altro paese europeo. Ci batte solo la Romania, ed è veramente un triste primato. E questo porta a un numero di morti all’anno quasi pari a quanti ne faceva il Covid negli anni bui. E poi tanti altri problemi, tante altre sfide di fronte alle quali noi dobbiamo non porci -come qualcuno ancora sta facendo- facendo come lo struzzo, non volendo vedere. Ma lavorando con nuovi piani pandemici, con investimenti nella salute pubblica, con investimenti in ricerca. Questo vuol dire essere non farti prendere eventualmente il futuro nuovamente di provvista come successo nel 2020.

  • Ma i vaccini sono ancora efficaci dopo quasi due anni? Servirà un richiamo?

Dobbiamo fare una concezione diversa, a seconda delle persone di cui parliamo: quelle con più di ottant’anni e le persone immunodepresse dovranno fare il richiamo in autunno. Quindi, fondamentalmente tra settembre ed ottobre -come si fa ogni anno- con l’influenza. Perché queste persone perdono più rapidamente rispetto agli altri. Inoltre dobbiamo farla finita di chiamarla “quarta, quinta o sesta” dose perché è un errore che è stato fatto. Anche di comunicazione. Chiamiamolo richiamo. Per le persone invece che hanno meno di 65 anni, e che non hanno dei problemi, tutto sommato è un po’ come per l’influenza: se ti vuoi vaccinare, vuoi fare il richiamo annuale te lo fai.

Basta parlare di varianti. La stampa laica non dovrebbe più occuparsene. Per troppo tempo, da novembre del 2021 quando arrivo la Omicron a oggi, ogni variante che arrivato ha fatto più notizia dal punto di vista mediatico. La variante ha interesse scientifico e della comunità medica, ma non ce l’ha per il grande pubblico. Quindi diciamo basta al discutere di varianti al bar. Discutiamo di Chianti, discutiamo di campagna acquisti della squadra di calcio che tifiamo, del caro-ombrellone ma finiamo a discutere di varianti!

  • Infine, i tamponi?

Spero che la finiremo anche di fare i tamponi. Mi pare abbastanza assurdo che ancora alcune strutture chiedano l’obbligo del tampone a chi deve entrare in ospedale. Cadendo tutte le norme come sono cadute ieri, mi auguro che cada anche tutta la burocrazia COVID a cui alcuni dirigenti sanitari sono particolarmente affezionati. E che è rimasta soprattutto per pararsi le spalle. Bisogna smettere di fare tutti questi tamponi. Questo è l’ultimo punto che dobbiamo far cadere. Reputo profondamente incivili e antiscientifiche le strutture e le Regioni che costringono ancora ai tamponi.