Mentre è ricoverato all’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila per un intervento chirurgico dovuto a un’occlusione intestinale, di Matteo Messina Denaro stanno oggi circolando le parole. Si tratta dell’interrogatorio dello scorso mese di febbraio depositato oggi. E la carne al fuoco è davvero tanta.
Depositato oggi l’interrogatorio di Matteo Messina Denaro dopo la cattura: “Non sono un mafioso e non ho ucciso il piccolo Di Matteo”
A cominciare da quella premessa: “Non mi pentirò mai” (“Non mi farò mai pentito”). Alla quale aggiungere: “Non sono un mafioso“. Però anche quella sfida aperta allo Stato nelle parole:
Non voglio fare il superuomo, ma nemmeno l’arrogante. Voi mi avete preso per la mia malattia.
Aveva confermato che, in latitanza, a Campobello di Mazara (Trapani) era diventato Francesco, che giocava a poker e andava al ristorante. Un’esistenza come tante, insomma. Del resto, come recita quel proverbio ebraico ricordato proprio dal boss, “se vuoi nascondere un albero, piantalo in una foresta“.
“Io sono un uomo d’onore, ma Cosa nostra la conosco dai giornali”
Io mi sento uomo d’onore, ma non come mafioso. Cosa nostra la conosco dai giornali. Magari ci facevo affari e non sapevo che era Cosa nostra.
Nello stesso interrogatorio, aveva negato di aver compiuto stragi, omicidi, o che ovviamente ne fosse stato il mandante. Aveva negato anche uno dei reati più atroci che gli viene imputato: il terribile omicidio del quindicenne Giuseppe Di Matteo, il cui corpo fu poi sciolto nell’acido.
“Col bambino non c’entro. Loro lo hanno ammazzato, loro lo hanno sciolto nell’acido e io devo pagare?”
Una cosa fatemela dire. Forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo, ma con l’omicidio del bambino non c’entro. Io mi sento appioppare un omicidio, invece secondo me mi devono appioppare il sequestro di persona. Non lo faccio per una questione di 30 anni o ergastolo, ma per una questione di principio. Loro lo hanno ammazzato, lo hanno sciolto nell’acido e alla fine quello a pagare sono io? Un’ingiustizia.
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