L’allarme incendi è scattato in Portogallo, con Vigili del Fuoco e Protezione Civile in una battaglia continua contro il propagarsi delle fiamme che stanno devastando il paese, causate dai picchi di calore da record. Almeno 14 focolai attivi, alimentati da venti forti e temperature elevate, mettono a dura prova gli sforzi di contenimento.

Picchi di calore fino a 46,4 gradi causano incendi in Portogallo

Uno dei focolai più critici è quello che minaccia Odemira, nel distretto di Beja, in Algarve, la principale regione turistica del paese. Durante la scorsa notte, più di 1.400 persone sono state evacuate dalla zona, come riportato dalle fonti dei servizi portoghesi di Protezione Civile. Le immagini dell’incendio sono impressionanti, con fiamme e fumo che si ergono nel cielo.

La lotta contro le fiamme vede l’impegno di almeno 637 unità, supportate da 183 veicoli e autocisterne, oltre a otto mezzi aerei. Tuttavia, la battaglia non è priva di sacrifici, con nove vigili del fuoco rimasti feriti durante le operazioni di spegnimento. L’incendio vicino a Odemira ha già distrutto circa 6.700 ettari di terreno e ha costretto all’evacuazione di 19 villaggi, quattro strutture turistiche e un campeggio.

La situazione è critica in tutto il paese, con migliaia di ettari di vegetazione andati in fumo. Più di 120 comuni portoghesi sono stati classificati a rischio massimo di incendi dalle autorità. Circa 2.000 vigili del fuoco sono stati dispiegati in tutto il territorio nazionale per affrontare l’emergenza. I roghi in corso hanno causato la chiusura di diverse autostrade, inclusa la A1 tra Lisbona e Porto, interrompendo i collegamenti tra le due città.

Il caldo intenso sta aggravando la situazione, con temperature che hanno raggiunto un nuovo record di 46,4 gradi a Santarém. Le previsioni meteorologiche segnalano un calo delle temperature sulle zone costiere, ma le regioni interne continueranno a sperimentare condizioni estreme.

La crisi non è limitata al Portogallo, ma coinvolge anche la Spagna, dove gli incendi hanno bruciato oltre mille ettari di vegetazione nelle regioni costiere di Cadice e Huelva, così come nella Catalogna settentrionale.