Marcello De Angelis, l’attuale capo della comunicazione della Regione Lazio, é stato confermato nel suo ruolo, dal Presidente della regione Lazio Rocca, che aveva bollato come dichiarazioni a “titolo personale”, quelle espresse tramite social dallo stesso de Angelis, in merito ai responsabili della strage della stazione di Bologna. Per De Angelis, come sapete bene, Mambro e Fioravanti non sono colpevoli. Di chi sia la colpa di quella strage, De Angelis non lo dice, perché parliamoci chiaro, il tema vero della vicenda non sono i nomi, ma la matrice, che i tribunali democratici del nostro paese hanno definito ufficialmente come fascista, in quanto fascisti si dichiaravano Mambro e Fioravanti quando come Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari, uccidevano le persone, in nome della lotta armata. Ne più e ne meno come le brigate rosse.
La democrazia e le opinioni
Le Brigate rosse erano dei comunisti che uccidevano persone in nome della politica, quella criminale ovviamente, Fioravanti era un fascista che uccideva per gli stessi motivi. Quale sia il problema, nel pronunciare la parola fascista, rispetto alla matrice politica della strage è un mistero, o forse no. Ogni cittadino italiano ha il sacrosanto diritto di esprimere un’opinine su ogni argomento e fatto storico. Non siamo in Cina, non siamo in Russia e non siamo in Corea. Si chiede solo, in alcuni momenti,l’accortezza di esprimersi rispettando, in questo caso, il dolore e la sofferenza di chi ha perso i propri cari a causa di quella inaudita violenza. La democrazia consente infatti anche ai fascisti, o a chi in generale mal sopporta la democrazia, di esprimersi, di criticare la democrazia, anche se ci si poggiano sopra ogni giorno le proprie terga, al calduccio del dibattito democratico.
L’impronunciabile matrice della strage
Sulla base di questa premessa ritengo che De Angelis non abbia espresso opinioni deplorevoli, ma solo opinioni, che andrebbero però, ma ormai è tardi, vista la delicatezza del tema, supportate da argomentazioni a sostegno delle stesse, vista la pronuncia in tre gradi di giudizio da parte della giustizia italiana. La matrice è fascista. Forse è questo il punto vero, l’impronunciabile parola, la linea di principio che si cela dietro la tesi sull’innocenza, relativa alla strage, di Mambro e Fioravanti. Quelli erano anni complessi, geopolitica, guerra fredda, un Partito comunista elettoralmente forte, tutti elementi che rendevano il nostro paese, come lo é ancora, particolarmente attenzionato. Lecito sospettare di interferenze varie, di terrorismo eterodiretto. Ma bisogna portare argomentazioni valide e prove. Altrimenti il sospetto, é che dia fastido la parola che segue alla matrice della strage. De Angelis si è scusato, pur confermando le sue tesi e questo é bastato per confermare il suo posto di lavoro. Per quanto mi riguarda, è giusto così. Siamo in democrazia. Un’opinione non vale un licenziamento.
Tanto rumore per nulla a danno dei veri patrioti
Tanto rumore per nulla. Tanto dibattito inutile, che le nuove generazioni neanche capiscono. Quelle che tra 10 anni digiteranno sui motori di ricerca, strage di Bologna, leggeranno che nel 2023 qualcuno diceva che la strage non ha colpevoli, solo vittime, leggeranno che 10 anni prima c’è stato un confronto che é finito a tarallucci e vino, quello offerto dalla casa, non sempre di ottima qualità. Per quale motivo i familiari delle vittime debbano sopportare questa situazione è difficile capirlo. Non è bastato il dolore e la sofferenza che li ha accompagnati quando una mattina di agosto, quando la stagione ha quasi per tutti lo sguardo all’orizzonte della serenità delle vacanze, una bomba ha sfondato il pavimento di una sala d’attesa e distrutto una stazione piena di italiani. Il patriottismo, che va tanto di moda, evidentemente non fa riflettere sul fatto che al centro del dibattito di questi giorni, c’era l’incommensurabile dolore, quello di tanti italiani, morti per la patria, quella democratica.