Afrodisiache e pregiate, in un’occasione importante non dovrebbero mancare per impreziosire il momento. Sulle ostriche sta investendo Pietro Aversano, imprenditore sardo, intervenuto a Italiani Mambo, su Radio Cusano Campus. “L’allevamento, situato sotto la casa di Garibaldi, nei pressi del ponte di Caprera, è una scommessa green. Vogliamo puntare su sistemi di ancoraggio ecologici, tant’è che abbiamo già sostituito le cime di nylon con la canapa industriale – ha affermato Aversano – per l’esattezza prendiamo residui di canapa dismessa, di altre società, e la inseriamo nell’allevamento, ma non è l’unica soluzione ecologica.”
Ostriche italiane: un’eccellenza che bisogna promuovere ed esportare
“Non hanno niente da invidiare alle francesi e irlandesi, sono un’eccellenza nostrana. Quelle de La Maddalena, poi, sono piatte, più difficili da allevare, ma hanno tutti i presupposti giusti perché diventino un prodotto di nicchia. La cura e l’allevamento vanno seguiti sono impegnativi, ci si sveglia alle 5 del mattino, bisogna stare attenti che non si ammali, bisogna stare attenti ai cambiamenti climatici li sente subito – ha aggiunto l’imprenditore – speriamo nel tempo di poter lavorare di più con l’export. Gli standard burocratici italiani sono elevati, subiamo controlli stringenti. Di positivo c’è che al momento il cui l’ostrica esce sul mercato è un prodotto sicuro.”
Andate alle degustazioni, scoprirete che non sono così costose!
“Le richieste, al momento, sono in continua crescita: più il prodotto prenderà piede, più verrà venduto, più si abbasserà il prezzo. Sfatiamo il mito del costo. All’estero le ostriche costano tanto per via della spesa del viaggio, del distributore. Il consiglio, ai consumatori, è di partecipare alle degustazioni per spendere meno – si è congedato Pietro Aversano – la mia equipe di lavoro si costituisce di tecnici amici, con loro si è instaurato un rapporto d’amicizia, seguono l’allevamento con attenzione: mi fido, lavoriamo bene insieme. In generale, noi allevatori siamo lasciati soli, a fronte dei tanti fondi dell’UE sull’agricoltura, la pesca. Non c’è un ente di rappresentanza in grado di darci una mano a seguire la pratica da soli. Non tutti i tecnici sanno di cosa si tratta, la burocrazia italiana è esagerata. Capita di non riuscire a spendere i soldi dell’UE. Fare tutto da soli è impossibile.”