Il granchio blu, apparso sulle spiagge italiane da qualche tempo è pericoloso? Questo crostaceo rappresenta una specie aliena, cioè non presente naturalmente nei nostri ecosistemi marini. Il vorace crostaceo è ormai una presenza fissa sulle spiagge italiane da diversi anni e questo di fatto è dovuto a due fattori: il trasporto marittimo e il cambiamento climatico.
Il granchio è infatti arrivato nel Mar Mediterraneo attraverso il trasferimento delle larve nelle acque di zavorra tra il continente americano e quello europeo.
Il cambiamento climatico, invece, avrebbe reso i nostri mari esponenzialmente più appetibili per le specie provenienti da altri luoghi.
Negli Stati Uniti il granchio blu viene venduto a cifre importanti, in particolare nel Maryland e in Virginia anche se rappresenta un serio rischio per gli equilibri ecologici e le catene trofiche.
Ma non solo. Il crostaceo è anche una criticità imponente per i settori economici legati all’allevamento delle sue prede. Attraverso le sue particolari chele, l’animale ha arrecato danni alle colture di molluschi come cozze, vongole e ostriche, senza dimenticare quelli causati alle colture di gamberi e anguille.
Granchio blu pericoloso: le zone più colpite
Il governo italiano ha autorizzato una spesa di 2,9 milioni di euro a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvederanno alla cattura ed allo smaltimento dei granchi blu.
In base a quanto si sa, qualora il documento sia approvato il ministro dell’Agricoltura dovrà poi individuare le aree geografiche maggiormente colpite dall’emergenza, i suoi beneficiari e le modalità di presentazione delle domande.
La bozza del decreto legge, inoltre, prevede l’individuazione delle aree geografiche colpite dall’emergenza, i beneficiari e le modalità di presentazione delle domande.
Tra le zone più colpite ci sono il Veneto e la Romagna che hanno subito dei danni molto ingenti per la categoria della pesca e acquacoltura.
Il Veneto ha stanziato un primo fondo da 80mila euro nell’assestamento di bilancio per fornire le prime risposte ad un settore lavorativo tra i più importanti del Polesine, ma soprattutto ha avviato fin dall’inizio di questa emergenza un dialogo con il Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare per dare un ampio più risposte al settore.
Il presidente della Regione, Luca Zaia ha commentato la possibilità di un contributo specifico:
“Presto arriveranno indennizzi specifici da parte del Governo, per questo ringrazio in particolare il ministro all’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, per aver accolto l’allarme degli operatori, che rischiano di perdere tutto il raccolto a causa della presenza invasiva del Granchio blu, che sta devastando le aree di produzione di vongole e cozze nella zona di pesca e molluschicoltura”.
Zaia prosegue:
“Non è sufficiente la lotta biologica per contrastare la presenza di questo crostaceo. I nostri operatori sono stremati e continuano a registrare perdite di prodotto che riguardano sia le zone di semina sia le aree di prodotto maturo di vongole veraci e cozze. In questa partita istituzioni e categorie economiche si sono attivate da subito per richiedere lo “stato di emergenza” e la possibilità di indennizzare gli operatori della pesca”.
Soddisfazione viene espressa dalla senatrice Mara Bizzotto, vicepresidente vicario del gruppo Lega al Senato che ha dichiarato:
“Esprimiamo grande soddisfazione per la decisione del Governo che nel Consiglio dei Ministri che darà il via libera allo stanziamento di 2,9 milioni di euro per combattere l’emergenza “granchio blu” che sta distruggendo la pesca e l’acquacoltura della laguna veneta. Soldi che saranno destinati a favore dei consorzi e delle imprese che provvedono alla cattura ed allo smaltimento di questa specie pericolosa che sta creando enormi problemi a migliaia di pescatori di Porto Tolle, Rosolina, Chioggia e Goro”.
Le parole del dirigente di ricerca all’Istituto per le Risorse biologiche
Ernesto Azzurro, dirigente di ricerca all’Istituto per le Risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Irbim-Cnr) di Ancona ha detto:
“Il granchio blu ha un pesante impatto ecologico, per la riduzione della biodiversità, ed economico, per i danni alla pesca in particolare”.
L’esperto ha poi sottolineato che il pericolo rischia di evolversi con una progressiva espansione del fenomeno e che queste specie amplieranno la loro presenza nel Mediterraneo per l’aumento delle temperature, ma anche della salinità.
Da non sottovalutare anche le ricadute a livello economico. Fedagripesca-Confcooperative ha posto infatti l’accento su quello che rappresenta un vero e proprio salasso per le imprese di pesca, in qualche modo danneggiate due volte. 100 mila euro al giorno sono previsti come costo per smaltire i granchi blu catturati dai pescatori e per mettere in salvo le produzioni.