Era l’8 Agosto del 1956 quando un devastante incendio in una miniera di carbone nella città belga di Marcinelle causò una vera e propria strage.

Una tragedia che spezzò la vita di 262 lavoratori. 136 di essi erano si origine italiana, migrati in Belgio per cercare lavoro dopo la seconda guerra mondiale.

Oggi, si celebra il 67esimo anniversario di questa terribile strage e si mantiene vivo il ricordo delle vittime.

Erano le 8:10 quando il rogo si sviluppò. Le successive difficili indagini hanno poi accertato che si trattò di un evento accidentale conseguenza di un errore umano.

Da quanto ricostruito dalle autorità la causa dell’incendio fu infatti un malinteso tra i lavoratori che erano al livello più profondo a quelli in superficie.

I primi infatti stavano ancora caricando i vagoncini di carbone sul fondo del pozzo mentre i colleghi al livello più alto hanno azionato troppo presto il montacarichi.

Fu l’inizio della tragedia. Il montacarichi infatti salendo in posizione sbilanciata urtò contro una trave di acciaio, tranciò un cavo dell’alta tensione, un tubo dell’olio e una conduttura di aria compressa.

In poco tempo la miniera di carbone di Bois du Cazier, appena fuori dal centro abitato di Marcinelle, venne invasa dalle fiamme.

Strage di Marcinelle: il devastante incendio che uccise 262 minatori e ne risparmiò soltanto 12

Le fiamme si svilupparono presto anche ai livelli superiori dell’impianto di estrazione alimentate da 800 litri di olio che agivano da combustibile. Chi lavorava al di sotto dell’incidente invece venne ucciso soffocato dal fumo.

Il pozzo infatti si estendeva fino alla profondità di 1.035 metri sottoterra e per la maggior parte dei lavoratori la morte fu inevitabile.

Le operazioni di salvataggio e di spegnimento andarono avanti per giorni. Per due settimane i soccorritori cercarono eventuali sopravvissuti, mentre una colonna di nero e acre fumo continuava ad uscire dalla miniera.

Le ricerche si interruppero quando l’ultimo soccorritore uscendo dal pozzo lanciò il grido “Tutti cadaveri”. La conta delle persone che persero la vita arrivò a 262. Dilaniati dalle fiamme o soffocati dal fumo. In pochissimi ebbero la possibilità di salvarsi.

I sopravvissuti alla strage furono solamente 12 di cui 7 ebbero la fortuna di essere quasi in superficie quando si verificò l’incidente. Riuscirono così a scappare dall’impianto e lanciare l’allarme prima che l’aria diventasse irrespirabile.

La strage portò a due processi giudiziari che si conclusero con la condanna a 6 mesi di carcere, con condizionale, per un ingegnere. Fu l’unica disposizione delle autorità, che attribuirono la strage ad una pura fatalità inevitabile. Si tralasciarono le evidenti carenze di sicurezza e l’assenza di adeguato piano emergenziale.
Fu la strage con più vittime nella storia del lavoro in miniera. Fu soprattutto la strage di tanti immigrati italiani che scapparono dal nostro paese in cerca di lavoro in Belgio dopo la seconda guerra mondiale.

La commemorazione 

Oggi a Marcinelle avranno luogo le commemorazioni in ricordo delle vittime, alla presenza dei Reali del Belgio.

262 rintocchi ricorderanno i lavoratori che hanno perso la vita nella strage, mentre due Tornado dell’Aeronautica Militare italiana sorvoleranno la miniera di Marcinelle. Sarà presente anche il Vicepremier e Ministro degli Esteri Antonio Tajani. È la prima volta che un vicepremier italiano partecipa alla cerimonia che si ripete ogni anno nei pressi del sito minerario.

Antonio Tajani ha ricordato i nostri connazionali uccisi nella strage con queste parole:

“Il sacrificio dei nostri nonni a Marcinelle e in tanti altri luoghi ci deve rendere orgogliosi per lo straordinario contributo degli emigrati italiani allo sviluppo dei Paesi in cui arrivarono ma deve farci riflettere anche sulla nuova emigrazione. I nostri connazionali all’estero sono ambasciatori dell’Italia nel mondo, in quanto sono portatori della nostra cultura e dei nostri valori, così come delle nostre eccellenze imprenditoriali, tecnologiche e scientifiche”.