Pensioni, per il 2024 il governo si accinge a interventi ordinari sulle uscite a quota 103 e di opzione donna. La vera riforma è rimandata probabilmente al prossimo anno quando sarà più chiaro il quadro degli interventi da effettuare per un cambiamento organico dei canali di uscita anticipata e alternativi ai requisiti della legge Fornero, e si avranno orizzonti meno limitati per gli aumenti delle pensioni a causa dell’inflazione.

Per queste ragioni, quota 103 dovrebbe andare verso una proroga, in modo da “salvaguardare” specifiche categorie di lavoratori (come gli usuranti, ma anche i caregiver) con il potenziamento dell’Ape sociale e mettendo mano all’opzione donna che, nel 2023, sta garantendo poche uscite anticipate delle lavoratrici. Perde attenzione la nuova quota 41 per tutti con il ricalcolo contributivo.

Pensioni, nel 2024 interventi a quota 103 e opzione donna: riforma da rinviare, pesano gli aumenti degli assegni

Pensioni, interventi limitati nella legge di Bilancio 2024 per le uscite anticipate dei lavoratori. A iniziare dalla quota 103 che potrebbe essere prorogata per il prossimo anno, garantendo ai lavoratori l’uscita a 62 anni unitamente ad almeno 41 anni di contributi. La flessibilità di questa misura starebbe convincendo i tecnici del governo a puntare sulla proroga per altri 12 mesi, anche perché l’impatto, in termini di spesa, è molto più limitato rispetto alle precedenti quote.

Insieme alla quota 103, prende corpo l’ipotesi di una riforma dell’opzione donna che, in realtà, sarebbe più un ritorno ai requisiti che erano in vigore fino alla fine del 2022 e che garantivano un numero maggiormente elevato di lavoratrici in pensione, seppure con il taglio dell’assegno mensile.

Pensioni quota 103 opzione donna, quali novità?

I numeri bassi delle poche migliaia di donne che andranno in pensione quest’anno starebbero convincendo il governo a eliminare i troppi vincoli della scorsa legge di Bilancio, e di fissare l’uscita anticipata a 60 anni di età.

Di pari passo dovrebbe essere potenziata anche l’Ape sociale, che garantisce l’uscita a 63 anni di età a categorie svantaggiate di lavoratori o di contribuenti, quali ad esempio i disoccupati e i caregiver. Per il prossimo anno potrebbero arrivare dei ritocchi indirizzati, presumibilmente, ad ampliare l’elenco delle professioni usuranti e gravose che possono accedere alla misura.

Quota 41 per tutti, quali ipotesi di uscita per il 2024?

Perde colpi invece l’idea di adottare una quota 41 per tutti differente da quella che era stata ipotizzata finora, tra le misure di pensione dei lavoratori precoci. Infatti, nelle scorse settimane era circolata l’ipotesi di un ricalcolo (come avviene per l’opzione donna) dei contributi versati da chi esce con la quota 41 con il sistema contributivo. I versamenti nel sistema retributivo e misto sarebbero ricalcolati come contributivi, come se fossero stati versati dopo il 1995. Ciò comporterebbe una diminuzione della pensione futura e, quindi, i malumori di sindacati e lavoratori interessati.

Aumenti assegni mensili pensionistici, di quanto nel 2024?

Su tutte le misure peserà l’inflazione con la necessità di incrementare gli assegni mensili di pensione del tasso, ad oggi previsto, del 5,6 per cento. Una scure sulla spesa previdenziale che dovrebbe incidere per circa una quindicina di miliardi di euro. Ed è proprio per questo motivo che il governo rimane tiepido sulla una riforma organica delle pensioni in tempi brevi. In autunno ci saranno le pensioni minime e quelle fino a 4 volte il trattamento minimo da incrementare, fino al 100% dell’inflazione e anche oltre (minime).