C’è voluto un lungo post di scuse per trovare un modo per placare le polemiche sul caso De Angelis.
Probabilmente no, ma sarà anche servito l’incontro previsto tra il coordinatore della comunicazione e il presidente della Regione Lazio Rocca.
Nel caso De Angelis le scuse costrette dai vertici politici?
Il lungo messaggio su Facebook di Marcello De Angelis è arrivato nel primo pomeriggio anche se non convince del tutto.
In mattinata, come scritto da molti giornali, Rocca aveva espresso tutto il disappunto della premier Meloni riguardo alla piega che ha preso la faccenda. Spiegando che avrebbe incontrato il suo coordinatore per chiarire alcune cose.
Chiarimento che sembra abbia portato già i primi risultati con le scuse del coordinatore che però resta al suo posto di responsabile per la comunicazione istituzionale della regione. Niente dimissioni quindi, come chiedono le opposizioni
Se la destra sembra apprezzare il gesto, le scuse che sono arrivate non hanno convinto tutti. Anzi, è lo stesso coordinatore che nel lungo post, ribadisce l’importanza della sua libertà di espressione.
“Ribadisco le mie profonde scuse nei confronti di chi io possa aver anche solo turbato esprimendo le mie opinioni. Anche se rimane un mio diritto, prima di scrivere e parlare bisogna riflettere sulle conseguenze che il proprio agire può avere sugli altri. Viviamo per fortuna in una società civile in cui il rispetto degli altri deve essere tenuto in conto almeno quanto la rivendicazione dei propri diritti“
A margine delle scuse arriva la stoccata
Nel post però non ci sono solo le scuse ma anche una frase che lascia pochi dubbi sulla reale volontà di scusarsi da parte di De Angelis. Lo stesso infatti ribadisce che l’unica certezza resta il dubbio. Nascondendo per un po’ la polvere della polemica, sotto il tappeto delle scuse istituzionali.
“In merito alla più che quarantennale ricerca della verità sulla strage di Bologna, l’unica mia certezza è il dubbio. Dubbio alimentato negli anni dagli interventi autorevoli di alte cariche dello Stato come Francesco Cossiga e magistrati come il giudice Priore e da decine di giornalisti, avvocati e personalità di tutto rispetto che hanno persino animato comitati come ‘E se fossero innocenti’. Purtroppo sono intervenuto su una vicenda che mi ha colpito personalmente, attraverso il tentativo, fallito, di indicare mio fratello, già morto, come esecutore della strage”