Segni di grande tensione nelle fredde acque che aprono verso lo stretto di Bering, 11 navi pattuglia di una flottiglia Cina-Russia sono state avvistate non troppo lontani dal confine del mare territoriale Usa al largo dell’Alaska.

Cina e Russia in Alaska per provocare gli Usa?

Una situazione molto preoccupante quella che gli analisti geopolitici descrivono come preparatoria per una nuova egemonia nei mari del nord. Un’ulteriore braccio di ferro tra potenze che non promette nulla di buono, alla luce dei numerosi movimenti navali della Cina tra le Filippine e Taiwan negli ultimi tempi.

La volontà di Cina e Russia nel navigare molto vicino al mare territoriale americano sembra essere un espediente per una piccola provocazione militare. Russi e cinesi non possono far altro che parlare con la lingua militare, così che gli americani possano comprendere le conseguenze di una sottovalutazione della cooperazione sino-russa nell’Artico.

L’intera regione è un’area altamente strategica, con lo scioglimento dei ghiacci e l’apertura di nuovi possibili aeree minerarie. Inoltre potrebbe aprirsi il famigerato passaggio a nord ovest che darebbe alla Russia una nuova e veloce rotta tra Europa e Asia.

L’Artico nuovo centro del mondo?

La guerra in Ucraina non ha certo abbassato le pretese russe sui ghiacci del nord del mondo. I servizi segreti norvegesi infatti parlano di bombardieri russi molto attivi nel pattugliamento e di armi non convenzionali come sottomarini nucleari sempre più di casa nei mari artici.

Non solo una questione regionale tra i paesi che affacciano sul circolo polare artico, ma una vera e propria guerra di nervi internazionale che nel tempo sta delineando sempre più due campi d’interesse: quello americano con Canada, Europa e Scandinavia contro quello Russo e Cinese.

Perché l’artico è così importante.

Il territorio in questione sta diventando sempre più importante non solo per le materie prime e le terre rare presenti nell’area. La sua più grande potenzialità è la possibilità che diventi una rotta libera tutto l’anno.

L’Artico infatti e regolato dall’articolo 234 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, dal 1982 infatti la Russia ha potuto imporre elevati pedaggi alle navi straniere che passavano per queste rotte, rendendo antieconomica la traversata.

Questo però era possibile solo se il passaggio fosse rimasto ghiacciato per la maggior parte dell’anno, ma con gli scioglimenti in atto, l’articolo 234 decadrebbe e gli stati che si affacciano sull’Artico non avrebbero alcuna possibilità di bloccare il passaggio o imporre pedaggi.

Uno smacco che ai Russi non piace, ad oggi infatti il Cremlino è l’unico Stato che per grandezza e lunghezza dei confini lungo il circolo polare artico può guadagnare nell’imporre pedaggi alle navi in transito.