Fu Fran Tomasi il promoter visionario, veneziano, che il 15 luglio dell’89 decise di portare in città, in occasione della festa del redentore, il più grande gruppo rock della storia: i Pink Floyd. Stiamo parlando di uno degli spettacoli più grandiosi a cui i veneziani abbiano mai assistito. Il concerto, caratterizzato da un palco galleggiante, 200 mila persone, travolto da un’infinità di polemiche, fu un evento molto sentito e partecipato dai veneziani. Nel pomeriggio, i cittadini si riversarono con le loro barche di fronte a San Marco, con luci colorate, cibo e vino a volontà. La popolazione, non nuova a simili episodi, fu allietata da musicisti, che già dal ‘700 allietava i cittadini al suono degli strumenti dell’epoca, montati su piccole zattere in mare. Certo, questa volta l’evento fu indimenticabile anche perché di portata internazionale.
Venezia 1989: i Pink Floyd e il live delle polemiche
Così, con un pizzico di follia in più, Fran pensò di riproporre la consolidata tradizione facendo suonare i Pink Floyd. Come annunciato in precedenza, le polemiche non tardarono ad arrivare, specialmente sul fronte politico e sociale. Lo scontro si radicalizzò su due posizioni opposte, una pro e una contro, dove in due settimane di totale delirio i Pink Floyd e Tomasi vennero accusati di tutto. I cavalli di battaglia del fronte del “no” furono due: il volume e il decoro.
L’epilogo artistico di Fran Tomasi e l’esperimento non riuscito
L’AMIU di Venezia decise così di lasciare, per una notte, i rifiuti del numerosissimo pubblico per farsi travolgere dallo scandalo della sporcizia e dall’invasione dei giovani barbari. Fran Tomasi, che con quel concerto ci rimise la carriera, un anno dopo tappezzò la città di manifesti con le gondole, le barche, la folla, i riflessi colorati sulla laguna, i palazzi e i monumenti splendidamente illuminati dalle luci del palco in acqua, e la scritta “Mai più così”.