Qui casa Terzo Polo: tutto in fieri. Ormai si vive alla giornata e la vita da coinquilini tra Carlo Calenda e Matteo Renzi funziona sempre meno. Inizialmente sembrava un problema tutto caratteriale, due caratteri così prendono fuoco facilmente, poi sono emerse alcune diversità di visione politica. In primis, quella sulla decisione su fare – e come fare – il nuovo partito. Poi salario minimo e caso Santanché: ognuno la vede a modo suo. Un problema non di poco conto per due partiti che confluiscono nello stesso gruppo parlamentare. Ma questa cosa potrebbe cambiare presto: di questo passo Azione ed Italia Viva finiranno, gioco forza, per sperare i gruppi. Così, nel merito, Carlo Calenda in una intervista a Repubblica:

Quando Renzi ha deciso di non dar vita, come avevamo promesso, a un partito unico dei liberal-democratici, negando la fusione fra Italia Viva e Azione. Quanto successo dopo è la logica conseguenza: le nostre strade sono già separate da tempo.

Se fino a qualche settimana fa si manteneva una riserva di speranza, ora tutto appare inevitabile. Al punto che, in vista delle elezioni europee del prossimo anno: “È estremamente improbabile – dice Calenda – correre insieme”. Sulla separazione dei gruppi, poi, ha aggiunto:

I gruppi sono formati sulla base di un simbolo che ha un nome dentro, e non posso essere certo io ad andarmene dal mio nome. Lo devono fare loro, se lo ritengono

Azione e Italia Viva verso la separazione dei gruppi

Sulla possibile separazione dei gruppi parlamentari di Azione ed Italia Viva, poi, Calenda ha aggiunto:

Non so che dire, ci sono tutta una serie di annunci caduti nel vuoto. Ma credo – spiega il leader di Azione quanto al ‘timing’ della formale scissione con Iv – che a settembre se ne andranno. Abbiamo cercato di far convivere in Parlamento alcune linee politiche comuni, ma non è andata bene. Prendo atto della volontà di divorzio dichiarata da Renzi e aspetto che si materializzi. Spero solo che avvenga in modo decoroso.

La battaglia sul salario minimo

Uno dei – tanti – punti di asimmetria tra i due partiti è quello sul salario minimo. Azione ha firmato, con le altre opposizioni, la proposta di legge per introdurlo. Italia Viva no. Carlo Calenda va avanti e, nella sua intervista, annuncia che incontrerà presto la Premier Giorgia Meloni per discuterne. Poi precisa:

Non ho mai dato disponibilità a un incontro a due: si tratta di una proposta fatta da tutte le opposizioni. Il che è un valore da preservare. Poi certo, se i segretari degli altri partiti ritenessero di non venire, io andrei lo stesso. Va riconosciuto che la maggioranza ha ritirato l’emendamento soppressivo del nostro testo e aperto al dialogo.

Nel merito della misura ha detto che è chiaro:

Che il salario minimo serve. Lo è anche agli elettori dell’attuale maggioranza. Ed è urgente non solo per combattere l’inflazione, ma anche perché le 500mila persone a cui verrà levato il Reddito di cittadinanza devono poter trovare un lavoro che sia pagato in modo dignitoso. Non possono aggiungersi ai 5 milioni già in povertà lavorativa.

Tornando a Matteo Renzi e alla sua posizione contraria al salario minimo ha detto:

Già non era convinto quando lo abbiamo inserito nel programma del Terzo polo, come non ero convinto io della proposta di premierato, del sindaco d’Italia. Ed è normale, quando le strade si dividono, che ognuno torni al pensiero che aveva prima dei compromessi necessari per formare l’alleanza.