Stava passeggiando nel parco Nikolajevka per raggiungere la madre anziana che vive sul Lungo Leno, quando, sabato scorso, è stata aggredita e ferita a morte da un senzatetto di 37 anni: chi era la donna uccisa a Rovereto e perché è stata presa di mira dal suo assassino?

Iris Setti, chi era la donna uccisa a Rovereto

Si chiamava Iris Setti, aveva 61 anni e, prima della pensione, aveva ricoperto il ruolo di segretaria della presidenza della Cassa rurale di Rovereto, la donna morta sabato scorso dopo essere stata aggredita e colpita da un senzatetto che voleva violentarla. È accaduto in un tratto poco frequentato del parco Nikolajevka. La donna stava passeggiando, come faceva spesso, per raggiungere la madre anziana ed accudirla, quando è stata aggredita alle spalle dal senza fissa dimora di 37 anni.

Stando a quanto ricostruito finora, l’uomo, di origini nigeriane, l’avrebbe buttata a terra e immobilizzata; poi, preso da una furia cieca, avrebbe provato a violentarla, prendendola a calci e pugni in faccia, mentre lei urlava e si dimenava nel tentativo di mettersi in salvo.

Aiuto, aiuto, cosa stai facendo?,

avrebbe gridato, attirando l’attenzione di alcuni residenti delle case vicine al parco, che avrebbero poi dato l’allarme. All’arrivo dei soccorsi il senzatetto si era già dileguato. Iris invece era stata portata in ospedale a Trento, dove era morta, poco dopo il ricovero, a causa delle gravi ferite riportate. Il suo aggressore è accusato di omicidio e nelle scorse ore, dopo essere stato individuato e rintracciato, è finito in manette.

Si tratterebbe di un volto già noto alle forze dell’ordine. Appena un anno fa avrebbe assalito altre persone, camminando sulle auto e aggredendo i carabinieri e gli agenti della polizia locale intervenuti per il fermo. Per questo il primo cittadino di Rovereto, Francesco Valduga, si è chiesto cosa non abbia funzionato.

L’altra volta l’aggressore era stato immobilizzato in pieno giorno e si era riusciti a contenerne la furia – ha dichiarato -. Quindi non possiamo immaginare che si limiti ad esprimere il dolore: c’era stato un precedente che dobbiamo capire se poteva evitarci quanto accaduto. Non c’entra il luogo in cui è successo o l’ora, ma lo stato di questa persona, che era conosciuta.

Il caso di Noriglio

Intanto, sempre a Rovereto, si continua ad indagare sull’omicidio di Mara Fait, la donna uccisa a colpi di accetta davanti agli occhi inermi della madre anziana dal vicino di casa 48enne. L’uomo è finito in carcere e davanti agli inquirenti ha ammesso le sue responsabilità, sostenendo di averla aggredita perché colto da un raptus, un istinto omicida. Presto potrebbe finire ai domiciliari.

Chi li conosceva entrambi è sicuro che la tragedia, in qualche modo, potesse essere evitata: sembra infatti che i due litigassero spesso, per motivi condominiali. L’uomo, di origini albanesi, era stato per anni un affittuario della donna e poi aveva comprato uno dei suoi appartamenti, stabilendosi affianco a lei e alla madre. Nel tempo, a causa delle frequenti liti, si era fatto violento.

Per questo la vittima aveva chiesto che fosse attivato nei suoi confronti il “codice rosso”, una norma che tutela i soggetti deboli dalle violenze, gli atti persecutori o i maltrattamenti dei loro aggressori. Nessuno, però, l’aveva presa sul serio. E ora il figlio tuona:

Già si parla di arresti domiciliari? E magari a casa mia e della nonna, dopo che abbiamo visto morire dissanguata la mamma che inutilmente aveva chiesto aiuto nei mesi scorsi? Questa sì che sarebbe una follia vera, non posso credere che sia vero.

Nel corso delle esequie, tenutesi qualche giorno fa a Noriglio, in tanti hanno salutato per l’ultima volta la vittima, ancora increduli per quanto accaduto.