Pensioni quota 41 per tutti, sconti contributivi in busta paga e nuovo contratto della Pubblica amministrazione 2022-2024: sono tre dei capitoli che verranno inseriti nella legge di Bilancio 2024 e che comporteranno degli investimenti importanti da parte del governo guidato da Giorgia Meloni. Non tutto si potrà fare nella prossima Manovra: qualche indicazione in più si avrà nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) di settembre prossimo. Sul fronte delle pensioni, infatti, molto probabilmente i lavoratori precoci dovranno attendere ancora per la quota 41 per tutti, mentre dovrà essere varata una misura di uscita anticipata ponte per l’anno 2024 in sostituzione della quota 103.
In più, il governo dovrà decidere se confermare la misura del taglio del cuneo fiscale che, da luglio a dicembre, renderà le buste paga più pesanti del 6% e del 7% lordi. Infine, non è da sottovalutare la spesa che imporrà l’apertura delle trattative per il rinnovo del contratto della scuola e degli altri comparti della Pubblica amministrazione: a tal proposito, nel mese di agosto le buste paga dei lavoratori del pubblico impiego saranno incrementate del bonus dell’1,5% una tantum per il tardivo rinnovo dei contratti 2022-2024.
Pensioni quota 41 per tutti: le novità in arrivo nella legge di Bilancio 2023
Autunno caldo sul fronte della legge di Bilancio 2024 e sulle misure di pensione anticipata, prima tra tutte la quota 41 dei lavoratori precoci. Probabilmente, il governo non potrà adottare la quota 41 per tutti, la misura che consentirebbe di uscire al raggiungimento dei 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica e dalle condizioni economiche e sociali. Una misura vincolata è già esistente (ad esempio, la quota 103 che, oltre ai 41 anni di contributi richiede l’età minima di 62 anni), ma non accontenta chi ha iniziato a lavorare in età adolescenziale perché costretto a rimanere a lavoro per raggiungere anche il requisito anagrafico.
Si cerca una misura ponte per il 2024 che potrebbe anche essere la proroga della quota 103, in attesa di intervenire più pesantemente sulle pensioni nel prossimo anno con una riforma più organica.
Pensioni quota 41 per tutti e aumenti stipendi in busta paga: saranno replicati gli sconti contributivi?
Ricco sarà il capitolo del lavoro, delle buste paga e degli stipendi dei lavoratori. A iniziare dalla conferma o meno dello sconto contributivo. Estendere al 2024 il taglio del cuneo fiscale del 7% e del 6%, nel 2023 applicato ai redditi fino a 25.000 euro e dai 25.000 ai 35.000 euro, costerebbe intorno ai 9 miliardi di euro.
Del resto, la mancata conferma del bonus contributivo comporterebbe una riduzione degli stipendi dai 50 ai 100 euro, non proprio un bel biglietto di presentazione del governo alle elezioni europee del 2024 in un periodo peraltro segnato dall’alta inflazione. Analogamente, servono soldi per assicurare la riduzione delle tasse (al 5%) dei premi di produttività fino a 3.000 euro e dei fringe benefit esentasse: anche in questo caso, servirebbero uno o due miliardi di euro.
Rinnovo contratto scuola e Pa 2022-2024: ad agosto 2023 il bonus una tantum nel cedolino di busta paga
Infine, tra le misure attese, vi è quella della relativa alle risorse da inerire nella legge di Bilancio 2024 relativa al rinnovo dei contratti della scuola e degli altri comparti della Pubblica amministrazione. Nella Manovra dovrebbero essere inseriti tra i due e i quattro miliardi di euro, e su questo dato si attende la conferma del Nadef. Intanto i nuovi contratti del pubblico impiego entreranno nel prossimo anno già nel loro ultimo anno di validità (2022-2024) senza che siano stati già convocati i tavoli all’Aran. Anzi, solo poche settimane fa è arrivato alla firma definitiva il contratto della scuola.
Anche il rifinanziamento della misura che scatterà proprio con le buste paga di agosto 2023, ovvero il bonus una tantum dell’1,5%, comporterà degli investimenti da parte del governo. In questo mese, i cedolini dei dipendenti del pubblico impiego saranno rimpinguati dell’1,5% della retribuzione proprio per il tardivo rinnovo dei contratti degli statati. L’importo che arriverà nei cedolini conterrà anche gli arretrati a decorrere dal mese di gennaio scorso. Replicare questa misura nel prossimo anno comporterà una spesa di un miliardo di euro, al netto degli effetti fiscali.