Come sta Matteo Berrettini? Oggi possiamo dire “bene”. O meglio, è lui stesso a ribadirlo di fronte ai microfoni dei giornalisti. Dopo aver vissuto un 2023 davvero complicato, tra infortuni ed i gossip rumorosi a causa della sua relazione con Melissa Satta, il tennista può ora voltarsi indietro e riflettere su quanto accaduto.

In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, il romano ha affrontato il periodo di buio che l’ha colpito, costringendolo a saltare anche diversi tornei di primaria importanza in calendario. La conseguenza è che il classe 1996 è sceso nel ranking ATP fino ad occupare – nel momento in cui scriviamo – la posizione numero 40 (contro un best ranking di 6, fatto segnare nel gennaio 2022).

Come sta Matteo Berrettini: le condizioni fisiche del giocatore

Berrettini ha affrontato diversi argomenti di discussione, sottolineando in ogni caso di essere tornato a stare bene:

Come sto oggi? Toccando ferro dico bene. Il problema di questo sport è che tutto il sistema muscolare e la mente sono sottoposti a mutamenti costanti: la superficie del campo da gioco, la conseguente velocità, i viaggi con cambiamenti repentini di fuso e di clima. C’è poi una norma di comportamento che sembra il famoso comma 22 dell’esercito americano: la condizione la trovi solo giocando, ma se giochi troppo rischi. Oggi mi sento bene dentro e ho il sorriso, quando scendo in campo.

Come detto, i risultati negativi di Berrettini in questa stagione hanno spinto gli “appassionati di tennis” – o presunti tali – a prenderlo a male parole sui social. La reazione di Matteo è spiegata in questo modo:

Ho sempre avuto con la società digitale un rapporto analogo a quello della mia generazione. Ci sono stato dentro. Estraniarsi o allontanarsi perché qualcuno parlava male di te mi sembrava un atto di debolezza, una rinuncia incompatibile con il mio carattere. Non volevo cedere, non volevo scappare. Ma ora mi rendo conto che stavo facendo come Don Chisciotte con i mulini a vento e quindi ho rallentato molto, quasi spento del tutto. Mi sono accorto che il mio stato d’animo cambiava in relazione al tono di cento persone che scrivevano i loro legittimi, ma spesso ingiusti, commenti che arrivavano direttamente nelle mie mani. Mi sono accorto che il mio umore aveva il dovere di dipendere da ben altro.

Ecco perché avere un amico, magari che lavora nel tuo stesso settore lavorativo, può fare la differenza. E Berrettini ne ha effettivamente uno nel circuito. Chi? Lo spiega lui stesso:

Lorenzo Sonego, è l’unico con cui abbia un rapporto che supera il campo. Siamo coetanei, abbiamo fatto lo stesso percorso e ci stimiamo. Quando mi ha battuto seccamente a Stoccarda, il giorno in cui tornavo a giocare, alla fine non ha esultato. Io ero completamente fuori di me e lui mi ha detto “Mi dispiace”. Significava “Mi dispiace vederti così”. Quando poi ho vinto io, a Wimbledon, lui a fine partita mi ha abbracciato, mi voleva dire che con me desiderava sempre giocare così, da pari a pari. Quel tipo di sensibilità non è diffusa. Nel tennis. Ma non solo.

Santopadre: “Wimbledon parentesi inaspettata. Ora deve allenarsi bene”

A questo punto, definire il percorso di rinascita di Matteo è un obbligo, ma senza forzare il rientro a tutti i costi. Berrettini deve prendersi cura di un fisico messo spesso sottopressione e anche Vincenzo Santopadre – suo allenatore – sa che bisogna affrontare questi mesi con una certa prudenza. L’obiettivo è tornare tra i giocatori top del circuito:

Matteo ha bisogno tanto di allenarsi quanto di giocare partite, visto che nell’ultimo anno ne ha disputate poche. Fortunatamente, è riuscito a giocarne ben quattro a Wimbledon, ottenendo tanto con poco, visto che era poco allenato e non era al top, arrivava da un forfait e aveva qualche fastidio dal punto di vista fisico. Così abbiamo puntato sull’allenamento.

Poi, sul suo exploit a Wimbledon con poca benzina nel serbatoio, Santopadre si è espresso in questa maniera:

È stata una parentesi piacevole e inaspettata, che ci ha fatto capire come Matteo possa stare a certi livelli anche senza avere troppe partite nelle gambe. Già lo scorso anno, quando al rientro dopo l’intervento alla mano aveva vinto due tornei di fila, ci eravamo accorti che può tornare competitivo in maniera repentina, e ora ne abbiamo avuto la conferma.