Il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, intervistato dal Corriere della Sera, preannuncia una stagione di lotta e mobilitazione, con continue assemblee e consultazioni con i lavoratori. Una data a cui guardare, già dalle ferie di agosto, è il 7 ottobre, giorno in cui si terrà una grande manifestazione in piazza San Giovanni a Roma; saranno presenti oltre 100 associazioni “che vogliono dire basta e proporre temi per un cambiamento”. L’idea di scendere in piazza arriva, secondo Landini, dalla consapevolezza che è ormai “il momento di dire basta e indicare una via maestra fondata sulla giustizia sociale e la partecipazione democratica“. Il riferimento, dal punto di vista del segretario, deve continuare a essere la Costituzione, benché i diritti fondamentali da essa sanciti “sono oggi tutti messi in discussione“.

Maurizio Landini, Cgil: “Il 7 ottobre in piazza per indicare una via maestra fondata sulla giustizia sociale”

La manifestazione del 7 ottobre, , che sarà preceduta da una consultazione straordinaria tra lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati e giovani, dovrà servire come un grido per richiedere cambiamenti concreti e significativi: in sintesi, “basta precarietà, più salari“, ma guardando più nel dettaglio si richiedono anche il rinnovo dei contratti nazionali, la fissazione di una quota oraria minima quale salario minimo e una legge sulla rappresentanza che dia validità generale ai contenuti salariali e normativi dei contratti nazionali. Quella di ottobre sarà solo la prima di una serie di occasioni di incontro e di mobilitazioni, se qualcosa non inizierà a cambiare. La necessità di manifestare deriva da un’amara consapevolezza:

I diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione sono oggi tutti messi in discussione: il lavoro è precario e sotto pagato; il diritto alla salute e alla cura e allo studio non sono più garantiti; la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro peggiora; si nega la crisi climatica e si aumentano le spese per armi anziché essere costruttori di pace e si vuole stravolgere la Carta con l’autonomia differenziata e il presidenzialismo. […] Un’idea di Paese così non è accettabile, bisogna ribellarsi.

Del governo Landini critica principalmente due mosse: l’abolizione del reddito di cittadinanza, senza che sia previsto un percorso di occupazione, e la votazione in Parlamento della legge delega fiscale, con condoni e senza sanzioni amministrative né penali per chi evade. Ma le stoccate non si fermano qui. Il segretario si dice contrario anche alla scelta di Salvini di rimuovere il tetto dei 240 mila euro allo stipendio dei manager e al taglio della possibilità di investimenti:

Sono stati cancellati quasi 16 miliardi di investimenti e non si capisce come possano essere recuperati. L’Italia ha bisogno più di altri di investimenti e nuove politiche industriali per una vera transizione ambientale ed energetica.

Landini: “Il governo non riconosce il ruolo e la rappresentatività del mondo del lavoro”

Landini ha sottolineato come, nel Paese, regni ormai un clima di sfiducia e ormai il 60% dei cittadini non nutre più fiducia nelle forze politiche. Tale clima pare non essere alleviato da un governo che “continua a stringere l’occhiolino a chi non paga le tasse, continua ad aumentare la precarietà, non si pone il problema che la maggioranza dei nostri giovani se ne va via perché qui è sottopagato, sfruttato e non riconosciuto“.

Un nodo problematico del Governo consiste nel fatto che il governo decide senza confrontarsi con le organizzazioni sindacali confederali e le parti sociali. Su temi come le piattaforme unitarie presentate (pensioni, fisco, salute, precarietà e una legge sulla non autosufficienza) il governo non sta fornendo alcun riscontro e così facendo “non riconosce il ruolo e la rappresentatività del mondo del lavoro“. Da parte delle organizzazioni sindacali le richieste sono chiare:

Le riforme necessarie per combattere le disuguaglianze, ma anche quelle come la riforma fiscale e quella del lavoro per dire basta alla precarietà.

Il segretario reputa necessario cambiare radicalmente le leggi sbagliate fatte negli ultimi anni e affrontare l’emergenza salariale.

L’approccio alla politica di Landini continua a essere questo, dalla tribuna di un sindacato confederale, che “è sempre stato anche un soggetto che ha fatto politica“, e in dialogo con le realtà più canonicamente riconosciute come politiche. Ora Landini punta a portare a termine il proprio mandato, con un obiettivo chiaro:

Portare a casa quelle riforme che producano uguaglianza in un Paese disuguale come non è mai stato prima.