Perché lo zio di Kata è stato arrestato? C’entra qualcosa con la scomparsa della bimba a Firenze? In tre, oltre a lui, sono finiti in manette, nelle scorse ore, nell’ambito delle indagini relative al presunto racket per il controllo degli affitti dell’ex hotel Astor, l’edificio occupato in cui la bambina viveva insieme alla sua famiglia ed è stata avvistata per l’ultima volta il 10 giugno scorso.
Arrestato lo zio di Kata, la bimba scomparsa a Firenze: ecco perché
Gli arresti, eseguiti dagli agenti della polizia di Stato, riguarderebbero alcune risse scoppiate all’interno della struttura di via Marigliano, a Firenze, nelle settimane precedenti alla sparizione della piccola Kata. Risse di cui era stata la madre della bambina a parlare, per la prima volta, ipotizzando che potessero essere collegate alla sua scomparsa.
Le quattro persone finite in manette, tra cui ci sarebbe anche lo zio materno della bambina – l’ultimo, secondo gli inquirenti ad averla vista, il 10 giugno scorso – si sarebbero macchiate di diversi reati: estorsione, tentativi di estorsione e rapina, minacce, ma anche tentato omicidio e lesioni gravi. Sembra che fossero coinvolte nella gestione abusiva degli affitti dell’edificio.
E che il 28 maggio scorso avrebbero minacciato e pestato con una mazza da baseball alcuni ex occupanti. Al punto che uno di loro, di nazionalità ecuadoregna, temendo di essere ammazzato, si sarebbe gettato da una finestra del terzo piano, riportando gravi ferite. Episodi che avrebbero minato i già precari equilibri dell’ex hotel. E a cui, si pensa, potrebbe essere collegato il rapimento della bambina.
A che punto sono le indagini sulla sparizione della piccola
Ne è convinto il gip Angelo Pezzuti, che più volte, nel corso degli scorsi mesi, ha avanzato l’ipotesi che il rapimento della piccola Kata possa essersi consumato a mo’ di vendetta o ritorsione, anche indiretta, nei confronti della sua famiglia. Una cosa è certa: della bimba di cinque anni non si hanno notizie da oltre cinquanta giorni.
Gli inquirenti le hanno provate tutte, passando al setaccio le oltre mille telecamere di videosorveglianza del Comune e vagliando ogni possibile pista – anche quella dell’estero -, finora senza successo.
A nostro parere qualcuno sa che cosa è accaduto. Si metta una mano sul cuore, pensi a cosa possano aver sofferto e stiano soffrendo questa donna e quest’uomo, i genitori di Kata, e la bambina stessa, e si faccia avanti,
aveva dichiarato, in un’intervista esclusiva a Tag24, uno dei legali che assiste i suoi genitori, l’avvocato Filippo Zanasi. La loro speranza è che i possibili testimoni del sequestro della bambina – coloro che, all’interno dell’ex hotel, “gestivano tutto”, tra cui le entrate e le uscite – possano rompere il muro di omertà che si è eretto dopo la sua sparizione e far sapere se almeno è viva.
Portata via a bordo di un furgone bianco?
Nell’ex hotel, sgomberato per permettere agli inquirenti di svolgere tutti gli accertamenti del caso senza interferenze dall’esterno, la bimba di sicuro non c’è. È stata fatta uscire, anche se non si sa bene come. Secondo alcuni sarebbe stata nascosta all’interno di un borsone. E forse portata via a bordo del furgone bianco ripreso da una delle videocamere di sorveglianza della ditta che confina con l’edificio occupato.
Al suo interno, tra le 15.29 e le 16.46 (un arco di tempo che combacia con quello della sparizione della bambina), un uomo arrivato a bordo di uno scooter nero avrebbe caricato qualcosa, prima di partire. Stamattina nuove perquisizioni hanno riguardato anche i genitori della bambina, non indagati. La speranza è che presto si possa finalmente arrivare a chiudere il cerchio.
Leggi anche: Kata, un mese dalla scomparsa a Firenze: cosa sappiamo e gli interrogativi rimasti aperti