Il nuovo decreto taxi potrebbe arrivare, già il prossimo lunedì, sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è infatti al lavoro per risolvere quella carenza di taxi che, nelle principali città italiane, continua a provocare disservizi agli utenti, impattando notevolmente non solo sulla quotidianità dei residenti ma anche sulla fruizione dell’esperienza turistica per chi visita il nostro Paese.

Il dossier, a cui lavorano anche il ministero dell’Economia, il ministero delle Imprese e quello per gli Affari europei dovrebbe prevedere la possibilità peri sindaci di aumentare le licenze del 20% o del 30% e di erogare licenze temporanee in caso di eventi speciali nelle città interessate. Le nuove norme dovrebbero intervenire, inoltre, per semplificare e facilitare il sistema delle doppie guide.

Decreto Taxi, Boccalini: “L’emergenza può risolversi subito con le doppie guide e la collaborazione familiare”

Le novità per il settore non riguardano solo l’imminente decreto taxi. Pochi giorni fa, infatti, l’Antitrust ha annunciato di aver avviato un’indagine sul settore dei taxi a Milano, Roma e Napoli.

Sempre a proposito di auto bianche, poi, il ministro delle infrastrutture Salvini ha annunciato infatti l’avvio di un progetto pilota in sei discoteche italiane per mettere a disposizione gratuitamente taxi e navette per chi, dopo una serata in discoteca, è troppo ubriaco per poter guidare. L’iniziativa – che ha raccolto commenti positivi quanto ironici – sarà sperimentata per tutto agosto e settembre grazie alla collaborazione tra i gestori dei locali e le compagnie locali di tassisti.

La redazione di TAG24 ha commentato tutte queste notizie – specialmente i contenuti del prossimo decreto Taxi – con Emilio Boccalini, presidente di Taxi Blu.

Boccalini, secondo quanto si apprende il Governo sta valutando l’ipotesi di conferire ai sindaci la possibilità di aumentare le licenze per i taxi. Cosa ne pensa?

“Conosco sufficientemente la politica e per questo ritengo sia difficile commentare prima di vedere qualcosa di scritto. Si parla di aumentare le licenze del 20%. Occorre capire le modalità con cui si intende fare questo. Ogni città ha le sue esigenze, non esiste una ricetta valida per tutti”.

Lei ritiene dunque questa direzione sbagliata?

“Ripeto, occorre vedere come questa direzione sarà modulata. Potrebbero esserci dei contrappesi che rendano questa cosa morbida o meno. Il problema della mobilità è che ogni città ha le sue peculiarità. Milano non è Roma, Roma non è Monza, Monza non è Aosta. Tanto è vero che l’Unione europea ha deciso escludere il trasporto pubblico non di linea dall’applicazione della Bolkestein. Per il resto aspettiamo di capire di cosa si sta discutendo”.

I disservizi nel servizio dei taxi delle principali città italiane sono evidenti. Cosa si dovrebbe fare per migliorare la situazione?

“La prima cosa da fare è rendere più snello il sistema delle collaborazioni familiari e delle doppie guide. I sindaci potrebbero farlo già domani mattina. Anche perché per fare un bando per nuovi taxi servirebbe un anno e mezzo. Si tratta di processi lunghi, mentre in questo momento la priorità è aggredire l’emergenza.

Dopodiché i sindaci dovrebbero fare un serio monitoraggio per capire quante ore lavoro mancano e in funzione di questo agire. Basterebbe guardare alle esperienze dei Paesi dove il servizio funziona. A New York esiste una sorta di borsa e il Comune, quando decidere di immettere nuove licenze, le mette all’interno del mercato. Se il mercato reagisce non comprandole – come è successo otto anni fa – significa che il mercato è saturo.

Ribadisco, oggi occorre lavorare sull’emergenza utilizzando la legge, che c’è già”.

L’implementazione del sistema delle doppie guide sarebbe dunque una buona soluzione?

“Sì, insieme alla collaborazione familiare, un istituto previsto dal Codice civile già dagli anni ’70 che riguarda anche la fiscalità e le pensioni. Se uno ha un figlio che va all’università e vorrebbe guidare il weekend per guadagnare qualcosa, perché no? Un tassista fa turni di 10 ore. Per le restanti 14 la macchina è ferma. Se il mercato richiede più taxi ampliare questa possibilità sarebbe utile”.

Il Governo sta lavorando anche alla possibilità di prevedere, in occasioni speciali come il Giubileo, l’immissione di licenze temporanee. Cosa pensa di questo punto?

“Le licenze temporanee possono essere uno strumento utile per le città che vivono di turismo stagionale. Prendiamo, ad esempio, Rimini: in estate potrebbe fare comodo avere più disponibilità di servizio. Per singoli eventi nelle grandi città però ho i miei dubbi che possa funzionare, anche se è uno strumento previsto dalla legge.

Devo dire però che la mia impressione, onestamente, è che di questa partita i sindaci non abbiano capito nulla. Non sono stati in grado di affrontare la situazione e hanno investito il Governo che però, per lo spostamento del titolo V, non ha nessuna possibilità per intervenire. Così si sono inventati qualche cosa. Ma onestamente mi sembra uno scaricabarile”.

Lei a Milano ha avuto un’interlocuzione con il sindaco Sala?

“Assolutamente no. Non abbiamo alcuna interlocuzione con il nostro sindaco”.

L’Antitrust indaga sul settore dei taxi a Milano, Roma, Napoli. Come ha accolto la notizia?

“Stesso discorso di poco fa: l’indagine è partita dal punto sbagliato, ovvero dall’Antitrust e non dall’Autorità dei trasporti. L’Antitrust si occupa di mercato. Come si fa a parlare di mercato in un settore dove ci sono le tariffe decise dalle amministrazioni?”.

La vostra categoria è accusata di voler ostacolare la liberalizzazione del mercato.

“Non esiste Paese al mondo dove c’è il libero mercato per i taxi. Due Stati ci hanno provato e sono subito tornati indietro, ovvero la California negli anni ’80 e l’Olanda negli anni 2000.

Le persone che parlano di libero mercato dovrebbero studiare. Basterebbe leggere ciò che diceva Milton Friedman, il padre del capitalismo e del liberalismo. Al primo anno di corso Friedman chiedeva ai suoi studenti, come compito, di prefigurare un servizio taxi liberalizzato. Poi, senza neanche leggere le risposte, dava zero a tutti perché la liberalizzazione in questo settore non è semplicemente possibile.

La liberalizzazione passa per tariffe libere e simmetria informativa. Se devo comprare un televisore ci metto cinque minuti: scelgo quello che voglio e il prezzo che preferisco. Con un taxi non funziona così: se arrivo in aeroporto non posso scegliere il servizio in base al costo. C’è un motivo per cui nessun Paese del mondo ha liberalizzato il mercato dei taxi”.

Cosa pensa dalla proposta del ministro Salvini per garantire taxi gratuiti fuori dalle discoteche?

“Credo che se venisse coinvolto il servizio pubblico di linea potrebbe essere interessante. Io lavoro su Milano, dove la metropolitana chiude a mezzanotte e i mezzi pubblici sono inavvicinabili per quanto pericolosi. Sul Sole24Ore hanno classificato Milano come la città più pericolosa di Italia, ne avevamo anche già parlato. È chiaro che i genitori non sono sereni a far tornare i loro figli in autobus.

Credo che questa potrebbe dunque essere una soluzione interessante, anche se c’è un lato etico da non trascurare. È lecito che uno che spenda 50€ in cocktail e poi torni a casa gratis? C’è da discutere..”