La delegazione Ecowas in Niger non è riuscita a convincere i golpisti a trovare un accordo per il ripristino dell’ordine costituzionale. Prosegue dunque ad Abuja il vertice dei capi di stato maggiore della Difesa dell’organizzazione regionale chiamati a definire il piano per un’eventuale intervento militare qualora il Niger non rispettasse l’ultimatum concesso domenica scorsa per reinsediare il presidente Mohamed Bazoum.
Ecowas: “Se la delegazione non trova accordo Niger, la forza è l’ultima opzione”
Il presidente Bazoum, detenuto dal 26 luglio nella residenza presidenziale, ha lanciato un appello dal Washington Post, richiedendo “l’aiuto del governo USA e di tutta la comunità internazionale” e mettendo in guardia contro il rischio che “l’intera regione centrale del Sahel finisca sotto l’influenza russa“.
Nel frattempo, la giunta militare di Niamey ha minacciato “una risposta immediata in caso di aggressione” e ha annunciato il ritiro degli ambasciatori nigerini da Francia, Stati Uniti, Nigeria e Togo, denunciando anche gli accordi di cooperazione militare con la Francia.
La delegazione inviata dall’Ecowas, guidata dall’ex presidente nigeriano Abdulsalami Abubakar, ha lasciato Niamey senza incontrare né il generale Abdourahmane Tchiani, capo della giunta, né il presidente Bazoum. Gli inviati dell’Ecowas hanno avuto solo un incontro con una delegazione della giunta all’aeroporto.
Dopo il colpo di Stato di mercoledì scorso contro il presidente Bazoum, molti cittadini europei hanno lasciato il Niger volontariamente, coordinati dalle cancellerie europee, temendo gli esiti imprevedibili della grave crisi istituzionale e sociale in atto.
La situazione nel Sahel è complessa, con diverse tribù autonome di matrice jihadista, tra cui Boko Haram, Iswap e i Fulani, che controllano il territorio.
L’Ecowas, formata da 13 paesi africani, ha minacciato un’azione militare in caso di mancato rispetto dell’ultimatum, cercando di favorire il ripristino dell’ordine costituzionale e il rientro incondizionato del presidente Bazoum, democraticamente eletto nel 2021.
Mentre si prosegue il vertice ad Abuja per decidere sull’opzione militare, la situazione in Niger rimane tesa e incerta, con il rischio di una maggiore instabilità nella regione.