Il sindaco di Terni Stefano Bandecchi ha sfidato ancora una volta il sistema, ieri a Palazzo Spada ha firmato la registrazione all’anagrafe del figlio di una coppia di due donne.
A darne notizia è stato lo stesso sindaco Bandecchi dal suo profilo Instagram “Sono felice che questo bambino sia nato a Terni cinque giorni fa“.
Bandecchi: due donne con un figlio sono una famiglia
“Ognuno è libero di amare chi vuole. Non ho mai avuto preclusioni in questa direzione. Le donne hanno il dono della maternità e quindi una donna partorisce un bambino. Sono stato felice di registrare questa nuova famiglia”
Una presa di posizione quella del sindaco di Terni in linea con molti altri sindaci italiani ma che si discosta per un dettaglio quando lo stesso Bandecchi riferisce a Tag24 la sua visione differente riguardo a una coppia di due uomini.
“Per quanto riguarda due uomini ho un idea un po’ controversa. Credo che due uomini possono adottare un bambino. E sono sicuramente in grado di educarlo e di crescerlo. Ma non sono assolutamente per l’utero in affitto, non sono per la gestazione per altri”
Anche in questo caso il sindaco ci tiene a precisare il suo completo appoggio nei riguardi dell’adozione per le coppie omosessuali, senza tralasciare la sua contrarietà alla gestazione per altri.
“In questa pratica credo che ci sia una forte umiliazione e schiavizzazione della donna che fa questa cosa per denaro. Quindi per le donne sono disponibile a registrare i figli mentre per gli uomini sono disponibile solo per l’adozione. Io voglio sempre il nome della mamma, siccome ieri il nome della mamma c’era allora ho potuto registrarle come famiglia. Per due uomini ammetto l’adozione ma ho sempre bisogno di sapere chi è la madre”.
Il Viminale dice di no all’utero in affitto
A marzo di quest’anno il ministero degli interni ha inviato una circolare ai Comuni precisando che “non è consentita in Italia la registrazione nell’atto di nascita dei bambini nati da coppie dello stesso sesso”.
Andando oltre il caso della maternità surrogata, la direttiva del governo Meloni sfida anche la questione che più interessa a Bruxelles. Cioè vietando anche la registrazione dei bimbi nati all’estero da coppie di due mamme, pratica consentita da sentenze della Cassazione del 2016.
“Alla luce del divieto per le coppie dello stesso sesso di accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita – si legge nella circolare –, solo il genitore che abbia un legame biologico con il nato può essere menzionata nell’atto che viene formato in Italia”.
Quindi in Italia una vera e propria normativa non c’è ma solo un’idea di divieto assoluto e universale per la pratica della gestazione per altri. La stessa Italia però non può fuggire da obblighi di convivenza in una comunità internazionale.
Cosa dice l’Europa rispetto all’utero in affitto?
Per quanto riguarda la questione legata alle direttive europee, la burocrazia di Bruxelles sta cercando di trovare un modo per accontentare tutti. La stessa Commissione specifica che non verrà obbligato nessun paese dell’Unione ad adottare la pratica della gestazione per altri.
Più in particolare il legislatore sta cercando di trovare il modo perché “i minori conservino i loro diritti in situazioni transfrontaliere, in particolare quando le loro famiglie viaggiano o si spostano all’interno dell’UE”.
Se l’Italia tramite il proprio governo ha deciso di darsi un limite dando vita all’appellativo di reato universale per la pratica della gestazione per altri. L’Ue e la stessa commissione ci spiegano invece che un diritto acquisito in un paese europeo deve essere garantito in tutti gli altri paesi dell’unione.