Prenderà il via a fine settembre, dopo la chiusura delle indagini, il processo a carico dei due genitori di Milano accusati di aver ridotto la figlia affidataria in schiavitù, violentandola per 15 anni in riti satanici. La vittima, oggi 41enne, aveva trovato il coraggio di denunciarli l’anno scorso, raccontando agli inquirenti quanto subito dalla coppia quando era appena maggiorenne.

Verso il processo per i due genitori di Milano accusati di aver abusato della figlia affidataria in riti satanici

I fatti risalgono a un arco di tempo compreso fra il 2000 e il 2015. La vittima, oggi 41enne, aveva raccontato agli inquirenti di essere stata segregata e violentata dai genitori a cui era stata affidata non appena raggiunta la maggiore età per anni e anni. Viveva all’interno di una botola chiusa con pannelli fonoassorbenti, ridotta in schiavitù.

Nelle rare occasioni in cui le era concesso di uscire, i due abusavano di lei insieme ad altre persone. Il padre, infatti, era il “capo” di una sorta di setta satanica, i cui membri – incappucciati – si incontravano di frequente a casa loro, approfittando della giovane. Tanto che lei, a un certo punto, era rimasta incinta, dando alla luce un bambino.

Una storia terribile, fatta di vessazioni e minacce: più volte, nel corso dei lunghi anni passati segregata, la donna avrebbe provato a mettersi in salvo, finendo per peggiorare la sua condizione. Come quando, a un certo punto, era riuscita a fuggire, recandosi in un’altra regione. I due l’avevano rintracciata, raggiunta e riportata a casa, non prima di averla narcotizzata. Facendo ripartire da zero le violenze. Poi, quando era riuscita ad allontanarsi da loro, le sue denunce non avevano mai portato da nessuna parte.

Fino a quando qualcuno non le ha creduto, dando il via alle indagini che hanno portato al loro arresto. Il prossimo 26 settembre dovranno comparire davanti al gup per l’udienza preliminare del processo che li vede imputati per riduzione in schiavitù e stupro aggravato. Si chiamano Fabio Bertin e Rosa Stefanazzi. E, secondo il pm che ne ha chiesto il rinvio a giudizio,

esercitavano sulla vittima poteri corrispondenti al diritto di proprietà e la mantenevano in uno stato di soggezione continuativa, costringendola a prestazioni sessuali e a subire violenze sessuali anche di gruppo.

La reazione dell’avvocato della vittima

Finalmente abbiamo trovato un magistrato capace di riconoscere quanto emergeva fin dal primo momento: la mia assistita ha sempre detto la verità,

ha dichiarato, dopo aver appreso la notizia, l’avvocato Massimo Rossi, che sostiene la vittima, facendo riferimento ai giudici che, per anni, si sarebbero rifiutati di credere alla 41enne, tra cui il pm Antonino Nastasi, che oggi, secondo il Giornale, è titolare dell’inchiesta su Matteo Renzi, a Firenze.

L’inizio del dibattimento segna, per la sua cliente, la luce alla fine del tunnel. La speranza, ovviamente, è che i due vengano condannati e paghino per quanto, negli anni, le hanno fatto. Segnandola per sempre.

Paura è poco. Sono terrorizzata. Bisogna fermarli. Non lo dico solo per me. Ci sono state altre vittime e altre ce ne saranno. Perché fino ad ora loro sono rimasti intoccabili,

aveva detto in passato, sostenendo che i due fossero pericolosi e andassero fermati. Anche perché, nel frattempo, continuavano a ricevere bambini in affido. Bambini che, come lei, sarebbero stati esposti alle stesse minacce. La storia era venuta a galla ad ottobre. A novembre il Tribunale del Riesame di Milano aveva revocato la misura dell’obbligo di dimora e del braccialetto elettronico ottenuto per i due dalla Procura che ora, dopo aver raccolto gravi indizi di colpevolezza a loro carico, è pronta a portarli a processo.

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