Due marinai Usa agli arresti con l’accusa di presunti atti di spionaggio per conto della Cina. È quanto rivelato dal dipartimento della Giustizia statunitense, nella notizia riportata dai media americani.
Si tratta di un sottufficiale e di un ufficiale della marina: avrebbero ricevuto pagamenti in contanti per trasmettere informazioni classificate sulla difesa nazionale statunitense. A ricevere i segreti di Stato sarebbero stati dei funzionari dell’intelligence di Pechino.
In un punto stampa a San Diego, il vice procuratore generale per la sicurezza nazionale Matthew Olsen ha reso noti i nomi degli indagati. Si tratta di Jinchao “Patrick” Wei, sottufficiale di 22 anni nato in Cina e diventato cittadino americano l’anno scorso, e dell’ufficiale Wenheng Zhao. Ad eseguire i loro arresti, spiega Olsen, l’Fbi nella giornata di mercoledì scorso.
Arresti per spionaggio alla Cina, il vice procuratore generale Usa: “Determinazione di ottenere informazioni con ogni mezzo”
Matthew Olsen, vice procuratore generale per la sicurezza nazionale Usa, ha spiegato i dettagli del blitz dei federali, che hanno permesso di limitare ulteriori rischi per la sicurezza nazionale. Attraverso i “crimini” commessi dai due imputati, ha spiegato, “informazioni militari sensibili sono finite nelle mani della Cina”.
Le accuse dimostrano la determinazione della Cina di ottenere informazioni fondamentali per la nostra difesa nazionale con qualsiasi mezzo per utilizzarle a proprio vantaggio. Il comportamento dei due marinai è anche una violazione del solenne obbligo dei membri delle nostre forze armate di difendere il nostro Paese per salvaguardare i nostri segreti e proteggere i loro compagni di servizio.
Si tratta solo dell’ennesimo botta e risposta tra le due potenze mondiali per quanto riguarda reati di spionaggio. Nel maggio scorso, per un reato analogo, un tribunale cinese ha condannato all’ergastolo un cittadino statunitense di 78 anni.
Un’operazione importante per la giustizia a stelle e strisce, in questi giorni alle prese con il caso che sta monopolizzando l’opinione pubblica statunitense: quello della comparsa in tribunale di Donald Trump.