Il 3 agosto 1936, esattamente ottantasette anni fa, Jesse Owens scriveva il primo capitolo della storica impresa alle Olimpiadi di Berlino

3 agosto 1936: Jesse Owens scrive la storia alle Olimpiadi di Berlino

Il 3 agosto 1936, esattamente ottantasette anni fa, Jesse Owens scriveva il primo capitolo della storica impresa alle Olimpiadi di Berlino. Un’impresa che vede la conquista delle quattro medaglie d’oro conquistate sul suolo tedesco. Un’impresa che ha valicato fin da subito i confini dello sport. Ma andiamo con ordine. James Cleveland Owens, per tutti Jesse, nasce a Oakville il 12 settembre 1913. Una prima parte della sua vita segnata dalle dolorose condizioni imposte dalla Grande Depressione americana. Ma Jesse si impegna a scuola come nelle sport e quando inizia a correre e a saltare in lungo, tutti gli occhi sono per lui. Arrivano i primi traguardi, che gli permettono di conseguire l’ammissione nell’Università statale dell’Ohio. Poco dopo arrivano i record al Big Ten meet di Ann Arbor del 1935. E’ la grande anteprima delle Olimpiadi di Berlino del 1936. Qui Owens vincerà ben quattro medaglie d’oro, entrando nella storia.

ll 3 agosto arriva la prima nei 100 m piani. Il giorno successivo conquista quella nel salto in lungo. Il 5 agosto arriva la terza nei 200 m piani. Il gran finale è il 9 agosto, quando si aggiudica anche quella nella staffetta 4×100 m.

Questa primato, quattro medaglie d’oro nella stessa olimpiade, durera fino al 1984, ai Giochi olimpici di Los Angeles 1984. Sarà Carl Lewis a strapparglielo.

La verità del saluto a Hitler

Come dicevamo, l’impresa di Jesse Owens ha segnato la storia non solo dal punto di vista puramente sportivo. Come sappiamo, quella fu l’edizione delle gare olimpiche dominata dal potere nazista. Hitler era presente il 4 agosto del 1936, quando Owens battè Luz Long: un episodio su cui ci soffermeremo a breve. Inizialmente si diffuse la versione che Hitler non avesse gradito la vittoria dell’afroamericano contro il “suo” atleta tedesco, tanto uscire dagli spalti. In realtà, negli anni, Owens stesso ammise – anche nella pagine della sua autobiografia The Jesse Owens Story – che in realtà il Führer aveva rivolto all’atleta campione un cenno di saluto.

Race – Il colore della vittoria (Race), film del 2016 diretto da Stephen Hopkins, racconta proprio questo momento epico dell’atletica mondiale, soffermandosi sia sull’impresa sportiva di Owens sia sulla sua storia, le connotazioni razziali e politiche. Vediamo la sua vita prima della grande svolta dettata dallo sport, il rapporto con Carl “Luz” Long e il loro duello olimpico. Aspetto interessante è che il film, nel mostrare “il saluto” tra Hitler e Owens, non segue la versione del diretto interessato. Tanto che a riguardo si è espressa anche la figlia del campione afroamerica, Marlene Owens Rankin, la quale oltre a puntualizzare la cosa, ha dichiarato tramite la “Jesse Owens Foundation“: “In realtà, mio padre non si è mai sentito snobbato da Hitler. In retrospettiva, mio padre fu profondamente ferito dal fatto che Franklin Delano Roosevelt, il presidente americano dell’epoca, non l’avesse ricevuto alla Casa Bianca”.