Piero Fassino e la busta paga. Fassino e i 4 mila e settecento euro mensili netti, sventolati in faccia agli italiani. Di Fassino ho immensa stima, è una persona veramente per bene e competente, l’ho intervistato, lo abbiamo avuto ospite in radio e in TV nel programma l’Imprenditore gli altri. Un aspetto, proprio in virtù della stima appena espressa che mi rende perplesso: per quale motivo l’esponente del Partito Democratico, si va ad infilare in questi percorsi pericolosi e complessi di ragionamento. A me piaccione le persone che ci mettono la faccia che con coraggio affrontano anche questi temi, perché questi sono temi, anche un poco retorici, quasi populisti potrebbe dire qualcuno.

Fassino e la busta paga

La stagione anti casta fu inaugurata, se non sbaglio, dalla lega di bossi con la polemica sulla Roma ladrona dei palazzi. Poi sul tema casta, arrivò il libro di Gian Antonio stella e Sergio rizzo del Corriere della sera, intitolato prorpio “La casta”, che fu una sorta di manuale propedeutico alla nascita del grillismo. Il libro di Rizzo e Stella, fu un grande successo, nel pampleht, gli italiani trovarono conferma dei propri sospetti e lo sfogo per le proprie frustrazioni. Ma tornando a Fassino, con candore e con la sua onestà intellettuale che lo contraddistingue, e non sono ironico, tira fuori e agita una busta paga da 4700 euro netti. Ho capito dove voleva portare il ragionamento di Fassino, ma ho l’impressione che la politica a volte e non mi rivolgo a Fassino., ma in generale, perda proprio il senso del contesto in cui parla e agisce.

Il momento sbagliato

In un momento come questo, con una situazione difficile generale dal punto di vista economico, un tasso di occupazione dei giovani ancora alto, ma soprattutto con gli stipendi che nella media europea ocse, la media peggiore quella italiana. Poi ci si lamenta che la gente non va più a votare. Ripeto capisco cosa voleva dire, capisco quale fosse il suo ragionamento .Il problema è che quando si parla a voce alta soprattutto parlamento bisogna rendersi conto del contesto sociale in cui si pronuncia tale dichiarazione.

Il dress code del parlamento

Non mi piace la retorica sugli stipendi parlamentari. Bisognerebbe soffermarsi non su quanto guadagnano, ma su cosa fanno per guadagnarselo. Allora penserei per esempio a legare lo stipendio parlamentare, alle prestazioni, alle attività legislative alle presenze in aula. Altro che dibattere su come ci si deve vestire. perché se si ha tempo di confrontarsi su questo, allora diventiamo tutti figli della retorica populista.