L’ultimo tavolo tra governo e sindacati ha confermato la certezza che la riforma delle pensioni non ci sarà nel 2024. Troppo poco tempo a disposizione per varare un progetto strutturale. L’obiettivo dichiarato dell’esecutivo di cancellare del tutto la legge Fornero dunque, slitterà almeno di anno. Nel frattempo, si studiano misure tampone per evitare che la tanto vituperata riforma del governo Monti torni in vigore dal 1 gennaio.

Riforma pensioni 2024: Meloni apre a Quota 41 per tutti a una sola condizione

Le opzioni sul tavolo sono diverse, ma tutte devono fare i conti con una triste realtà: nel biennio 2023-2024 la spesa per le pensioni crescerà significativamente, portandosi al 16,2% del Pil contro il 15,6% del 2022.

C’è poi lo spettro dell’inflazione che ridurrà ulteriormente i margini di manovra. Per questo, per il 2024 è molto probabile un rinnovo delle attuali norme: Ape sociale, Quota 103 e Opzione donna, con qualche aggiustamento.

Entro fine settembre bisognerà approvare la nota di aggiornamento al Def, che chiarirà una volta per tutte l’esatta mole delle risorse a disposizione.

Un’alternativa alla conferma di Quota 103, sarebbe Quota 41 per tutti (in pensione con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età). Ma anche in questo caso, le stime della Ragioneria di Stato, dimostrano che il costo della misura rischierebbe di compromettere la stabilità del sistema pensionistico italiano.

Per questo motivo, Giorgia Meloni aprirebbe all’ipotesi Quota 41, solo in presenza di penalizzazione per abbattere i costi: assegno calcolato con il metodo contributivo. Questo significherebbe assegni più bassi anche del 20-30%, ipotesi che fa storcere parecchio il naso ai sindacati, oltre che ai lavoratori stessi. L’alternativa per molti sarebbe alla fine quella di continuare a lavorare 2 anni e andare in pensione con la legge Fornero, salvando così il Bilancio dello Stato.

Quota 96 o Quota 95

Altra opzione sul tavolo riguarda un ritorno di Quota 96 (61 anni di età e 35 anni di contributi) per chi svolge lavori particolarmente gravosi. E nelle ultime ore è spuntata anche l’ipotesi di un ulteriore abbassamento dell’età pensionabile a 60 anni, creando così una “Quota 95”. Con questo nuovo strumento l’Ape sociale, che scade il 31 dicembre 2023, verrebbe confermata.

Opzione donna

Ci sono poi i nodi legati alle donne e ai giovani. Meloni vuole un nuovo intervento su Opzione donna, per ampliare la platea che si è di molto ridotta dopo le modifiche apportate con l’ultima legge di Bilancio. L’ipotesi è di introdurre un nuovo requisito anagrafico a 60 anni di età, senza distinzioni legate al numero di figli o al lavoro.

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