Il Reddito di Cittadinanza è stato già sospeso a 169mila nuclei familiari, ma in alcuni specifici e particolari casi può essere riattivato.
Nel mese di luglio, alcuni beneficiari hanno ricevuto l’ultimo pagamento del sussidio. Il RdC è stato sospeso per chi ha ricevuto già sette mensilità continuative dal mese di gennaio.

Al contrario, ai nuclei familiari che rispettano alcune condizioni, la prestazione sarà erogata fino al 31 dicembre 2023, ovvero fino a quando la misura non sarà definitivamente abrogata.

In quali casi può essere riattivato?

Quando il Reddito di Cittadinanza può essere riattivato

Circa 169.000 beneficiari del Reddito di Cittadinanza, nei giorni scorsi, hanno ricevuto un messaggio dall’Inps, con il quale gli è stata annunciata la sospensione dei pagamenti. La mensilità di luglio 2023 è stata l’ultima per chi ha superato il limite di fruizione per l’anno 2023.

Prima dell’abolizione definitiva della misura, il 31 dicembre 2023, molti beneficiari possono fruire del RdC solo per 7 mensilità. La Legge di Bilancio del 2023 ha introdotto l’Assegno di Inclusione, che farà il suo ingresso in scena a partire dal 1° gennaio 2024.

L’Inps, il 12 luglio 2023, ha pubblicato la circolare n. 61, dove ha chiarito e fornito tutti i dettagli circa la sospensione della misura. Inoltre, ha indicato quali sono i requisiti e le condizioni per continuare a fruirlo fino alla fine dell’anno.

Quando non si applica il limite di 7 mesi? Continuano a ricevere il sussidio fino alla fine dell’anno i nuclei familiari nei quali sia presente un componente disabile, minorenni o con 60 anni d’età.

Tutti altri percettori che hanno ricevuto il messaggio di sospensione sono occupabili e, quindi, non hanno più diritto a percepire il RdC. Tuttavia, nel comunicato stampa rilasciato dall’Inps il 28 luglio 2023, si legge che la sospensione dei pagamenti viene revocata nell’eventualità della presa in carico da parte dei servizi sociali. Ciò vuol dire che il Reddito di Cittadinanza viene riattivato.

Che cosa vuol dire?

Cosa significa “Eventuale presa in carico dei servizi sociali”

L’articolo 13 del Decreto Lavoro ha stabilito che il limite di 7 mesi non si applica ai percettori per i quali viene comunicata all’Inps la presa in carico da parte dei servizi sociali.

Si tratta di un’eventualità che riguarda esclusivamente le persone che si trovano in uno stato particolare. Riguarda chi si trova in uno stato di bisogni complessi e di difficoltà di inserimento lavorativo e sociale.

Di conseguenza, i servizi sociali non potranno prendere in carico tutti i percettori di età compresa tra i 18 e i 59 ai quali è stata sospesa la misura. La presa in carico, inoltre, non potrà riguardare neppure i soggetti che, a partire dal 1° settembre, potranno accedere al Supporto per la formazione e il lavoro.

In mancanza di tale comunicazione, ovvero “Eventuale presa in carico dei servizi sociali“, il Reddito di Cittadinanza viene definitivamente sospeso e non può essere in nessun modo riattivato.

Il Reddito di Cittadinanza può essere riattivato solo e unicamente dopo l’avvenuta comunicazione, che deve essere effettuata entro il termine di 7 mesi e non oltre il 31 ottobre 2023.

Come si comunica la presa in carico

È compito dei singoli Comuni provvedere a comunicare all’Inps la presa in carico, attraverso la piattaforma GePi, entro la scadenza sopra indicata.
Ci sono molti Comuni che non hanno ancora completato questo passaggio. Proprio per questo motivo, anche le famiglie che non dovevano ricevere la sospensione, invece, hanno ricevuto il messaggio dall’Inps.

Se il RdC sarà riattivato verranno pagate anche le mensilità arretrate.

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