Gigi Buffon è pronto a fermarsi: da circa ventiquattrore è difficile parlare di altro. D’altronde non conta l’età, quando a dire stop al calcio è uno dei mostri sacri di questo sport, ritenuto da molti il portiere più forte di tutti i tempi, non si guarda all’anagrafica ma si tocca il cuore. La Juventus, il Parma, la Nazionale, Gigi dal calcio ha ricevuto tanto, vincendo quasi tutto, ma soprattutto al calcio ha dato tanto. L’ennesima storia romantica che volge al termine, forse l’ultima rimasta di questo calibro. Per parlare dell’addio di Buffon, Birindelli, ex compagno di squadra del portiere, è intervenuto in esclusiva a Tag24.
Addio Buffon, Birindelli a Tag24
Fianco a fianco per sette anni. Tra tante gioie e qualche dolore, Gigi Buffon e Alessandro Birindelli hanno condiviso una parte importante di questo percorso straordinario che si chiama vita. Dal 2001 al 2008, dagli scudetti vinti, alla finale di Champions League persa con il Milan, passando per l’anno in Serie B. Per 129 volte tra Juventus e Nazionale Italiana Gigi e Ale sono stati in campo insieme. Ormai da qualche anno, l’ex difensore, ha appeso gli scarpini al chiodo iniziando la carriera da allenatore che lo ha portato, al momento, sulla panchina dell’Empoli Primavera. E adesso, 13 anni dopo, tocca al portiere. Per parlare dell’addio di Buffon, Birindelli è intervenuto in esclusiva a Tag24.
“Con Gigi finisce un’era. Era uno degli ultimi superstiti del Mondiale del 2006 che ci ha visto vincitori – ha esordito l’ex difensore – e con lui si chiude un’epoca vincente per il calcio italiano e più in generale per tutto il Paese. La Nazionale ci ha fatto gioire, ma non solo. La Serie A, a quel tempo, era un campionato ambito, in cui volevano passare tutti i più grandi campioni del panorama calcistico. Gigi è stato importante. Ha sempre trasmesso all’interno dello spogliatoio quello che trasmette anche fuori dal campo, ovvero serenità. è una persona per bene, uno spontaneo e naturale, non nasconde i suoi pregi ma anche i suoi difetti. All’interno del rettangolo di gioco o a cena fuori lui è sempre stato la stessa persona – ha continuato – puro e carismatico. Qualità che trasmetteva anche al resto dei compagni, era un uomo spogliatoio davvero. Nel quotidiano, nel corso della partita ma anche in allenamento, in tutto quello che faceva insomma, traspirava professionalità. È stato un aiuto importante per la squadra, una spalla per i più anziani e un esempio per i più giovani. Persone così son difficili da trovare nel calcio e non parlo solo del calciatore ma dell’uomo. Tra i pali penso sia stato uno dei più forti della storia”.
L’atto d’amore verso la Juve
La Juventus come una famiglia, Gigi e Ale, insieme a tanti altri, hanno deciso di restare anche quando la barca ha rischiato di affondare. Sono ripartiti dalla Serie B, dimostrando un amore smisurato verso i colori bianconeri e prendendo ciò che di buono la cadetteria gli ha insegnato.
“Siamo rimasti, per noi è stato naturale e spontaneo. Lui era nel fiore della sua carriera e si sarebbe potuto permettere di andare ovunque. Con lui – ha spiegato mister Birindelli – con Alex (Del Piero n.d.r.) e tanti altri ci siamo goduti anche quell’esperienza. Abbiamo giocato su campi diversi e visto luoghi e realtà più piccole, in cui abbiamo incontrato e abbracciato tifosi che probabilmente non avremmo mai visto altrimenti. L’affetto della gente nei confronti di quella squadra non ha fatto altro che aumentare. Eravamo uno squadrone per la cadetteria, grazie anche alle scelte di Trezeguet, Nedved e Camoranesi. Questa società per noi contava infinitamente e ci aveva dato tanto, questo glielo dobbiamo riconoscere. La Juventus ci aveva trattato sempre con rispetto, per noi era doveroso fare lo stesso”.
Il futuro
“Gigi era carismatico nella sua normalità. Era in grado di far diventare semplici anche le cose difficili ed era la colonna portante anche nei momenti complicati in cui magari i risultati non arrivavano. Tirava fuori sempre una battuta, un sorriso e ci invitava a ripartire. Con lui in campo era tutto più facile” prosegue il mister dell’Empoli Primavera.
E poi continua: “Un consiglio per il futuro? Gli direi solo di non fermarsi a pensare e di capire subito, magari già lo ha fatto, cosa vuole fare da grande. Deve ripartire subito e impegnarsi in altri progetti, che riguardino il calcio o meno. Deve trovare nuovi stimoli. Io quando ho smesso ho avuto subito la fortuna di diventare assistente di un allenatore e questo passaggio l’ho subito di meno. Non nego però che dopo 4 o 5 anni ho avuto bisogno di staccare un attimo la spina e di prendermi un anno sabatico, ma l’ho deciso io. Questo è fondamentale. Non ci si può fermare se non si è ancora pronti, altrimenti è dura”.
La curiosità
Oltre tredici anni dopo la loro ultima partita da compagni di squadra, il leggendario portiere in forza al Parma, nel 2021 si è ritrovato come avversario un altro Birindelli: Samuele, figlio dell’ex terzino, che giocava tra le fila del Pisa. “Mio figlio me lo dice sempre, trovarsi davanti un mio ex compagno è stato un grande orgoglio e una grande emozione. Gli ho detto che è stato fortunato, non è da tutti poter giocare contro calciatori del calibro di Gigi” ha concluso Alessandro Birindelli.