La strage di Bologna, con il governo Meloni, con Fratelli d’Italia in maggioranza alla guida del paese, diviene terreno di confronto/scontro politico sulla matrice politica della strage del 2 agosto del 1980. La matrice è politica perchè la verità giudiziaria e la ricostruzione giornalistica di alcune inchieste, chiariscono che l’intento omicida era di natura ideologica. Ma la pacificazione politica in una fase post ideologica come questa, è, paradossalmente impossibile.

La strage di Bologna è neofascista, ma non per tutti

Incredibilmente, nemmeno le parole del Presidente della Repubblica Mattarella, che ha chiaramente e volutamente specificato che ” la matrice neofascista è stata accertata dai processi”, hanno sortito gli effetti che solitamente producono le parole del Capo dello stato. La Presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo, eletta tra mille polemiche, per la sua presunta amicizia, ma più volte smentita e mai provata, con il terrorista dei Nar Ciavardini, ha parlato oggi della necessità di desecretare gli atti relativi alla strage. Per la Colosimo è necessario “mettere a disposizione gli atti declassificati, così come sta facendo  il governo, credo che rappresenti il modo migliore per imboccare la strada della verità e giustizia.” Niente da fare. Neanche Mattarela ci è riuscito questa volta. La verità uscita dai tribunali, dalle indagini giudiziarie e giornalistiche, non rappresentano la verità. Ne va cercata un’altra. Buona fortuna.

L’altra verità della Strage di Bologna: la pista palestinese

Premesso che se una “nuova verità” come quella che ipotizza una vendetta dei palestinesi, per il rispetto e il mantenimento del patto stabilito nel presunto lodo Moro, saremmo tutti ben lieti di averla trovata e di chiederne il conto. Ricordiamo però che per i familiari delle vittime, parlare dei palestinesi “è solo un depistaggio”. Ma il punto non è questo. Sono le difficoltà che si hanno nel pronunciare la parola fascista che destano, almeno nel redattore di questo articolo, ingenuo sbigottimento. Siamo approdati al massimo, alla parola terrorismo. Generica, tragica, ma soprattutto buona per tutte le stagioni. Siamo arrivati al punto che il Presidente dell’associazione familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, ha attaccato direttamente il Ministro della giustizia Nordio: “Il ministro della Giustizia Nordio, dicendo delle cose false in Parlamento, ha cercato di salvare il terrorista Cavallini da una situazione veramente messa male”. 

Un paese paralizzato anche nella memoria

Questo paese è condannato probabilmete alla paralisi. Paralisi economica, culturale e politica. Le gambe dell’Italia non si muovono. Bloccate dal cemento della conflittualità ideologica che permane senza ideologie, anzi senza l’apparente assenza delle ideologie. Quelle si che camminano, ma senza ideali, senza l’afflato della passione politica, ma confinate nella rivendicazione della propria appartenenza anche se passata, anche se in parte abiurata. Se anche il capo dello Stato non riesce mettere ordine, con parole nette, che danno il senso della storia, della pagina più oscura del nostro paese, siamo senza futuro e quindi senza speranza. Storia oscura, perché nera, non per assenza di chiarezza, sia ben chiaro.