Pnrr, rieccoci qua. Una quaestio diventata vexata a suon di ritardi, rimodulazioni, adempimenti inseguiti. Per il governo è tutto ok: lo ha ribadito ieri in aula, rappresentato dal Ministro al ramo Raffaele Fitto, in una comunicazione alla Camera glissata con il voto favorevole della maggioranza. Il titolare del dicastero alla Coesione Europea e al Pnrr ha attaccato le opposizioni che hanno la colpa di “non entrare mai nel merito della questione” ed ha assicurato che non c’è nessun taglio delle risorse nemmeno alla luce della rimodellazione del piano. Non è convinto, tra gli altri, Stefano Bonaccini. L’esponente dem, governatore dell’Emilia-Romagna, si fa anche portavoce delle paure degli amministratori locali. E, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto:

Nella proposta del governo mancano all’appello 16 miliardi. È un fatto. Che poi riescano a trovare coperture diverse è un altro conto. Ma oggi quei soldi non ci sono.

Poca chiarezza su dove verranno prese le risorse per rifinanziare i progetti cancellati. Dubbi sollevati anche dall’ufficio parlamentare di Bilancio. Bonaccini si accoda dicendo:

Confermo, basta leggere il documento redatto dallo stesso governo. A seconda dei casi si parla della prossima programmazione del Fondo di sviluppo e coesione, dei fondi europei, del fondo investimenti della sanità o genericamente di fondi nazionali. Ma nessuna di queste è una copertura finanziaria certa, nella migliore delle ipotesi si tratta di buone intenzioni.

Sulle raccomandazioni che arrivano all’Europa, poi, ha detto:

Non spetta a me parlare per la Commissione europea. Preferisco restare ai fatti e cioè che già alla terza rata abbiamo accumulato ritardi e problemi, mentre la quarta è di là da venire. E non siamo neanche a metà del guado. E a questo punto contano solo gli atti e i fatti concreti, non le parole.

Bonaccini si dice preoccupato per l’Emilia-Romagna

E veniamo al piano locale. L’Emilia-Romagna è la regione più colpita dalle alluvioni di maggio ed il Pnrr, in questo senso, diventa fondamentale per via della missione 2 che fa riferimento alla transizione ecologica. Quello del dissesto idrogeologico è un tema cogente, in Emilia-Romagna quantomai. Le parole di Stefano Bonaccini:

Sono molto preoccupato, perché il Paese sta affrontando un’emergenza continua. Non posso però non apprezzare che Fitto abbia inserito nel documento un’attenzione specifica per i territori dell’Emilia-Romagna colpiti dall’alluvione di maggio. Noi siamo pronti ad avanzare proposte concrete, per spendere senza ritardi le risorse del Pnrr. Ci mettano in condizioni di farlo.

Cambiando argomento, ma restando sempre su una competenza regionale, Bonaccini parla così dell’impatto che avrà la rimodulazione del piano sulla sanità pubblica:

Oltre 400 case di comunità e quasi un centinaio di ospedali di comunità in meno, decine di centrali operative territoriali che vengono a mancare. Se metto insieme questi dati ai 4 miliardi di sottofinanziamento del Fondo sanitario nazionale che lo stesso ministro Schillaci riconosce, e ai medici che mancano, mi pare evidente che la sanità pubblica viene tagliata per far posto a quella privata. A quanto pare, il Covid non ci ha insegnato niente. Questa a me pare la cosa più grave, perché si sta dicendo ai cittadini di arrangiarsi.

In chiosa, Stefano Bonaccini dice che:

A una primissima stima, noi vediamo un possibile ammanco per il territorio dell’Emilia-Romagna di 700 milioni di euro. Ma posso sbagliarmi per difetto.

Schlein fa bene

Appassionato ed accusatorio l’intervento che Elly Schlein ha fatto ieri alla Camera. Il governatore dell’Emilia-Romagna si è detto completamente schierato con la sua Segretaria anche per quanto riguarda il suo appello finale ad una collaborazione: “Se smettete di tagliare – ha detto Schlein – noi ci siamo”. Così Bonaccini:

Assolutamente sì. Il Pnrr non è di una parte politica, ma di tutto il Paese, che ha ricevuto queste risorse dall’Europa per sostenere investimenti e lavoro nella transizione energetica e digitale, per creare i servizi dove mancano, per colmare i divari del Sud ma anche delle aree interne. Rinunciare a queste risorse sarebbe imperdonabile.