Il collettivo filorusso NoName rivendica nuovi attacchi a obiettivi istituzionali italiani: stavolta gli hacker si sono concentrati su alcune banche italiane e istituti di credito del nostro Paese. La lista aggiornata degli obiettivi dei pirati informatici, riporta l’Agi, include alcune tra le più note istituzioni dello Stivale.
Tra i nomi spiccano Credem, Intesa SanPaolo, Popolare Bari, Agenzia Bpb, Sogea Palermo, Comune Palermo, Ars Sicilia, Ansa, Corriere, MilanoFinanza, Panorama.
Per fronteggiare gli hacker è al lavoro il Cnaipic, Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche, del Servizio Polizia postale di Roma. I tecnici, che hanno parlato di “attacchi massivi”, stanno intervenendo “a supporto dei tecnici della società interessate”. L’obiettivo è “il ripristino del sistemi informatici essenziali, processando i dati utili alla ricostruzione degli eventi critici”.
Attacchi hacker alle banche italiane, NoName parla di “impatto significativo”
NoName ha rivendicato le azioni criminose su Telegram, attraverso la classica “firma” digitale del collettivo, che consiste nell’immagine di un orso. A detta loro, gli attacchi avrebbero avuto “un impatto significativo” sulle infrastrutture delle banche colpite.
Cyber Security 360, testata editoriale sulla cybersicurezza, sottolinea che i dati degli utenti non sono mai stati a rischio. I portali e le app sarebbero rimasti offline solo per poco tempo. Gli hacker filorussi si sono vantati di aver colpito alcuni istituti, in quella che considerano una risposta all’incontro tra Giorgia Meloni e Joe Biden.
Attiva dal marzo 2022, l’organizzazione NoName si è resa responsabile di vari attacchi contro diverse realtà e infrastrutture. Quelle italiane, purtroppo, non hanno fatto eccezione. Tra i bersagli preferiti degli ultimi mesi ci sono stati il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il sito dei carabinieri e l’infrastruttura online della Carta di identità elettronica.
In occasione di quest’ultimo presunto attacco, il Viminale aveva smentito l’ipotesi parlando di un problema tecnico ai cavi della fibra ottica nei pressi della Stazione Tiburtina di Roma. Sarebbe stato proprio questo guasto alla base del malfunzionamento dei servizi della Carta di identità elettronica.