Un mito. Oriana Fallaci è quasi una presenza leggendaria nella storia del giornalismo e, come tutti i grandi personaggi, divide l’opinione pubblica soprattutto per le esternazioni nella fase finale della sua vita. La ricca bibliografia sulla scrittrice fiorentina si arricchisce del libro di Anna Gorini, “Una straordinaria antipatica” edito da Carocci, in cui “lo scrittore Oriana Fallaci, come lei amava definirsi, non può essere compreso se non considerando la molteplicità dei generi in cui si è espressa, tra giornalismo e narrativa, e tenendo conto del suo vivere performativo, portatore di significati”.
Le battaglie e i racconti della giornalista in un libro di Anna Gorini
L’autrice del libro ripercorre la vita, le opere, le battaglie di Oriana Fallaci e la sua partecipazione al dibattito sui diritti civili quando negli anni Settanta, con il romanzo “Lettera a un bambino mai nato” crea “un nuovo spazio discorsivo per le donne e per la loro possibilità di raccontarsi”. Quel libro ebbe un enorme successo e consacrò Fallaci “come autrice popolare, senza tuttavia aprirle lo spazio della letterarietà, anzi allontanandola successivamente dall’ambiente degli intellettuali, anche per la sua visione in cui il progressismo andava di pari passo con l’individualismo”.
Anche perchè Oriana Fallaci è stata una Giornalista, con la G maiuscola, dal primo all’ultimo dei suoi giorni. Viveva a pochi chilometri dalle Torri Gemelle di New York quando l’11 settembre del 2001 scoppiò l’inferno e lei scrisse un libro “che le avrebbe attirato critiche dure almeno quanto la sua presa di posizione, rinnovandole sì una fama mondiale che si era un po’ appannata, ma soprattutto cristallizzando il suo nome dentro un’aura di reazione”. Divisiva come sempre anche questa volta ma chiara e sincera come coloro di cui si dice che hanno un brutto carattere.
Stefano Bisi