Reddito, Pd, Cinquestelle, Carta dedicata a te. Ma non la cena al Twiga, d’altronde ormai “se ne è parlato fin troppo”. Luciano Nobili, già deputato di Italia Viva, fa una fotografia sul tema del momento – Reddito e povertà – e del ruolo del Partito Democratico. Il primo non è uno strumento utile, dice il consigliere della Regione Lazio a Tag24, i secondi invece sono praticamente diventati una ‘stampella’ del Movimento 5 stelle. I dem, attacca Nobili, “non sono più un partito riformista” ma invece seguono la visione politica grillina.

D: Senta si è parlato molto della vostra cena al Twiga insieme alla Santanchè. Avete mangiato bene? Di cosa avete parlato?

R: “Sulla cena al Twiga non c’è nulla da dire. Quello che si doveva dire, si è detto. Lo ha detto Renzi oggi (martedì 1 agosto, ndr). C’è un tweet di Bonifazi di ieri che ben rappresenta il nostro pensiero. Mi sembra che se ne sia parlato fin troppo, non facciamogli troppa pubblicità. È sufficiente quella che è stata fatta”.

Nobili: “Sempre contrari al Reddito. È una misura sbagliata”

D: Cambiamo discorso. Il Reddito di cittadinanza è ormai finito e i percettori hanno ricevuto un SMS che lo comunicava. Il Governo Meloni si è mosso bene?

R: “Noi siamo sempre stati critici sul Reddito di cittadinanza, sempre favorevoli all’abolizione di questo strumento perché è uno strumento che non funzionava. Noi avevamo immaginato, quando eravamo al Governo, il Reddito di inclusione che avrebbe avuto bisogno di molte più risorse e che era costruito in maniera molto diversa. Abbiamo una esigenza di garantire, da parte dello Stato, un sostegno economico alle persone che non possono lavorare o per persone che hanno in famiglia anziani, senza sostegno, o persone che hanno condizioni psicofisiche che non le consentono di lavorare. Cioè situazioni di oggettiva fragilità. La realtà è che c’è assolutamente bisogno di un contributo per contrastare la povertà. Noi siamo stati quelli che hanno lavorato al fondo non autosufficienza, l’assegno unico per i figli, il reddito di inclusione quando eravamo al governo. Abbiamo ben chiaro che c’è una fascia di Italiani che non può lavorare e che hanno bisogno di una tutela”.

D: Il Reddito quindi non andava bene?

R: “Il Reddito di cittadinanza non funziona ed è sbagliato, non solo perché è diseducativo, disincentiva il lavoro, spinge al lavoro nero, ma perché mette insieme due esigenze che sono diverse e hanno bisogno di strumenti con cui affrontarle molto diversi. Il Governo, però, si è mosso un po’ tardi e male perché oggi le Regioni congiuntamente, nell’incontro al ministero del Lavoro, hanno posto molte criticità. Le Regioni non hanno avuto alcuna informazione sulla nuova piattaforma con cui poter richiedere l’assegno di inclusione. C’è un grande ritardo. Tutte le cose che dovevano essere fatte, non sono state fatte. Noi vorremmo che ci fossero strumenti per assistere chi ha veramente bisogno ma allo stesso tempo consentire di entrare nel mercato del lavoro”.

D: E invece la carta dedicata a te? È uno strumento utile?

R: “Mi sembra uno strumento davvero discutibile. La scelta un po’ moralistica di cosa si può e cosa no, in alcuni casi del tutto casuali. Non si capisce perché alcune cose si possa accedere e altre no e soprattutto è uno strumento insufficiente”.

“Il Pd ha perso la bussola su tutti i temi”

D: Ma invece il Pd, una volta non era contrario al Reddito di cittadinanza?

R: “Diamine se lo era. Quando il Pd aveva ancora una impronta riformista e quando il Reddito fu istituito, in quell’occasione in Parlamento il Pd votò contro, fece campagna elettorale contro. Era uno strumento che consideravamo sbagliato, esattamente per le ragioni che ho illustrato. Il Pd era conscio all’epoca che il Reddito fosse uno strumento sbagliato, tanto che non ha risolto il problema del lavoro né il problema della povertà”.

D: E oggi?

R: “Il Partito Democratico, passati alcuni anni da quella contrarietà, oggi fa una bandiera della difesa del Reddito di cittadinanza e dà il metro dal punto di visto politico su come sia diventato subordinato al Movimento 5 Stelle. Il fatto che consideri una priorità la difesa di uno strumento nel quale non credevi e che hai contrastato è il segno che si sta inseguendo troppo le scelte populiste del Movimento 5 Stelle, dimenticando quello che era un proprio profilo ben diverso”.

D: Ma quindi ha perso un po’ la bussola?

R: “L’ha persa parecchio. L’ha persa sull’economia, sul giustizialismo, sul Reddito. Si è messo al rimorchio dei Cinquestelle. Speriamo che lo spazio per i riformisti in Italia torni a essere più rilevante. Spero che nel Pd qualcuno, che ha ancora la nostalgia di un profilo riformista, provi a riportare il partito sulla giusta via”.