L’indipendenza energetica dalla Russia è, per molti paesi, un’impellente necessità. Il governo britannico di Rishi Sunak ha deciso quindi di iniziare nuove trivellazioni nel Mare del Nord alla ricerca di altri giacimenti di combustibili fossili. Critiche da parte delle opposizioni e delle associazioni ambientaliste.
Le nuove trivellazioni nel Mare del Nord e il bisogno d’indipendenza energetica della Gran Bretagna
Il premier Sunak ha proposto un piano ambizioso per rendere la Gran Bretagna indipendente dalle esportazioni energetiche della Russia ma soprattutto per aiutare la popolazione locale, stretta fra aumenti vertiginosi delle bollette e una forte inflazione. Dal periodo di Margaret Thatcher il comparto energetico britannico è stato spezzettato in piccole aziende private che negli anni hanno aumentato i profitti ma peggiorato la qualità del loro servizio.
Le trivellazioni che si apriranno nel Mare del Nord dovranno servire a mitigare in parte questo scenario. Sunak ha dichiarato che il governo britannico è pronto nel fornire centinaia di nuove licenze per sfruttare eventuali giacimenti nelle acque britanniche. Le estrazioni di gas e petrolio sono però contrarie a ciò che le Nazioni Unite e varie associazioni stanno affermando da tempo, con la richiesta di limitare entro il 2050 l’emissione causate dai combustibili fossili.
Sunak ha affermato per spiegare la sua decisione:
Putin, con le sue ritorsioni energetiche, ha fatto lievitare le bollette delle famiglie e ha rallentato la crescita economica del mondo. Quindi l’obiettivo è diventare più indipendenti dal punto di vista energetico, abbattere i prezzi dell’energia, far crescere l’economia.
I Conservatori britannici si stanno adeguando a quella divisione netta fra chi crede nel cambiamento climatico e lo ritiene una questione (non solo) politica da affrontare al più presto e chi invece è su posizioni negazioniste. In Italia si hanno ormai esponenti anche governativi apertamente scettici sull’argomento e in Gran Bretagna considerano la transizione energetica come uno sfizio di chi vive in centro città e si può permettere di non usare l’auto nella vita quotidiana.
Le proteste degli ambientalisti fanno il paio con la decisione di annullare una tassa introdotta qualche tempo fa nel centro di Londra, contro i veicoli inquinanti. Le dimissioni di Boris Johnson dal suo seggio di Uxbridge ha permesso di coagulare lavoratori e politici che non sentono alcuna necessità di ridurre le propri emissioni energetiche (andando quindi ad abolire quella tassa).