Potrebbe esserci uno scambio di persona, dietro la lite che ha provocato l’omicidio di Domenico Esposito nel parcheggio del centro commerciale “Vulcano Buono” di Nola, in provincia di Napoli. A riportarlo è il Corriere della Sera, secondo cui la vittima si sarebbe rivolta contro la persona sbagliata: il 20enne che avrebbe poi reagito accoltellandolo non era l’uomo che – poco prima – si era rifiutato di aiutare la sorella con una gomma bucata della sua auto e che lui e suo papà avevano raggiunto.

Omicidio di Domenico Esposito nel parcheggio del Vulcano Buono a Nola: l’ipotesi dello scambio di persona

Gli ultimi dettagli sul delitto sarebbero emersi dall’analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza installate nei pressi del parcheggio Capri del centro commerciale in cui si è consumato il delitto. Sembra che la lite tra Domenico Esposito e il suo aggressore, il 20enne di Secondigliano Emanuele De Luca – finito in carcere -, effettivamente ci sia stata: sarebbe scaturita, però, da uno scambio di persona.

La vittima e suo padre si sarebbero recati sul posto per soccorrere la sorella, che li aveva chiamati dopo aver forato una delle gomme della sua auto e aver chiesto aiuto a un vigilante, che però si era rifiutato di aiutarla. Per questo Esposito – una volta arrivato – si sarebbe rivolto con rabbia contro De Luca, un altro custode. Non aveva idea che si trattasse della persona sbagliata.

Le sue parole avrebbero quindi provocato una discussione: De Luca avrebbe risposto in maniera animata alle accuse del primo, che gli avrebbe strappato gli occhiali dal viso. A quel punto il 20enne avrebbe estratto dalla sua tasca un coltello, colpendolo ripetutamente e uccidendolo. Poi si sarebbe dato alla fuga.

Individuato e rintracciato in un albergo poco lontano, De Luca è stato raggiunto dalla polizia e ammannettato con l’accusa di omicidio. Una volta trasferito in caserma, è stato ascoltato dagli inquirenti e ha confessato tutto, dicendo di non riuscire a spiegarsi perché l’abbia ucciso. Il gip che ne ha convalidato il fermo gli ha contestato l’aggravante dei futili motivi.

La tragedia che aveva segnato la vittima

28 anni, Domenico, detto “Mimmo”, lavorava come autotrasportatore per la ditta di famiglia. Chi lo conosceva lo ricorda come un ragazzo “tranquillo” e “dalle mille risorse”, sempre pronto a dare una mano. Con non poche difficoltà era riuscito a lasciarsi alle spalle – costruendosi un futuro radioso – una tragedia che l’aveva coinvolto quando era appena un bambino. Dalle indagini è emerso, infatti, che all’età di 7 anni avrebbe ucciso, per errore, il fratellino di 4.

Stavano giocando in cortile a “guardia e ladro”, una sorta di “acchiapparella”, in cui qualcuno insegue e qualcuno viene inseguito, quando, per curiosità, avrebbe impugnato il fucile da caccia del nonno e fatto fuoco, colpendo a morte il piccolo Antonio. Una tragedia di cui non aveva colpa, ma che l’avrebbe segnato a fondo, fino al terribile epilogo degli scorsi giorni.

È stata una morte atroce, assurda – aveva dichiarato, subito dopo aver appreso la notizia, il primo cittadino di Nola, Carlo Buonauro -. Mi hanno riferito che a uccidere la vittima sia stato un dipendente di un’azienda che si occupa di vigilanza privata. Dinanzi a questa notizia la mia amarezza aumenta ancora di più.

Il sindaco, preoccupato per l’escalation di violenza che ci sarebbe stata in città, avrebbe già chiesto di aumentare i controlli di polizia.

Il nostro sistema di videosorveglianza è all’avanguardia – aveva detto -. Ma da sole, le telecamere non bastano ad evitare tragedie del genere. Servono più forze dell’ordine.

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