La sospensione del reddito di cittadinanza, resa nota ai percettori del sussidio venerdì 28 luglio tramite SMS, agita i Comuni italiani. La comunicazione dell’Inps ha infatti gettato nel panico non solo le 169mila famiglie che percepivano il rdc, ma anche le stesse amministrazioni comunali su cui si sono riversate le domande e i dubbi dei cittadini. Leggendo dell’ «eventuale presa in carico dei servizi sociali» molti dei destinatari della comunicazione dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale hanno immaginato infatti una possibile prosecuzione dell’assistenza da parte dei Comuni.
La situazione attuale è però ben più confusa. La fase di transizione tra il Reddito di cittadinanza e l’Assegno di inclusione – per coloro che ne avranno diritto – non è infatti perfettamente delineata. I sindaci e le amministrazioni comunali temono, pertanto, che le fasce più deboli della popolazione che saranno escluse dalla nuova misura di sostegno possano trovarsi in gravi difficoltà economiche, con serie conseguenze per la tenuta sociale del Paese.
Reddito di cittadinanza, il sindaco di Nola Buonauro: “La comunicazione dell’Inps è stata brusca non solo per i cittadini, ma anche per i Comuni”
La notizia della sospensione del reddito di cittadinanza per 169mila famiglie ha creato non poche tensioni nel Paese e in modo particolare in quei Comuni dove il tasso di percettori è più alto della media nazionale. È il caso, per esempio, della Sicilia e della Campania. A Napoli oggi l’annuncio di sit-in di protesta ha allertato le prefetture per la possibile tenuta dell’ordine pubblico. Il timore, tuttavia, è che la frustrazione dei cittadini esclusi dal Rdc possa essere scaricata anche sui funzionari dell’Inps o sulle amministratori che, in questa fase, non hanno alcuna possibilità di procedere alla reintegrazione dei sussidi.
La cancellazione del reddito di cittadinanza per un primo blocco di assegnatari ritenuti occupabili ha suscitato poi l’ira delle opposizioni parlamentari. Le accuse al Governo non riguardano solo l’insensibilità – cosa accadrà alle persone che non riusciranno a inserirsi nel mondo del lavoro? – ma anche l’essere arrivati impreparati ad un appuntamento che era ormai noto da mesi. In questo contesto si aggiunga che il momento storico non è dei più facili per i cittadini, le cui tasche sono provate dai rincari che negli ultimi mesi stanno riducendo il potere di acquisto delle famiglie italiane.
La redazione di TAG24 ha discusso delle difficoltà di questa fase di transizione, in questa intervista esclusiva, con il sindaco di Nola Carlo Buonauro.
Sindaco Buonauro, anche a Nola i cittadini hanno preso di «assalto», per così dire, il Comune e la sede dell’Inps per sapere cosa accadrà al reddito di cittadinanza?
“A Nola non c’è stato l’effetto diretto e automatico che c’è stato in altre città. Però si respira una forte tensione sociale. Molti cittadini sono venuti in Comune per la «Carta dedicata a te», altri perché sono stati buttati fuori dalle abitazioni popolari occupate abusivamente. Non abbiamo avuto una protesta come Napoli, ma c’è una chiara tensione strisciante”
Non a caso lei ha scritto su Facebook che i tagli al rdc porteranno, in mancanza di strumenti alternativi, ad una escalation di tensione sociale.
“Già si respirava un clima teso ed esasperato. La sospensione del reddito sarà probabilmente devastante”.
Ha trovato brusca la comunicazione via SMS?
“L’ho trovata terrificante. Ricordiamo i tempi dei licenziamenti via SMS? Bhe questo è anche peggio. Una comunicazione del genere significa tradire una famiglia che ha come unico sostentamento quel sussidio. Per citare Dante, «e ‘l modo ancor m’offende». Al di là del merito della questione le persone, specialmente quelle più in difficoltà, non possono essere trattate così”.
Il presidente dell’Anci Decaro ha detto che i sindaci sono stati lasciati soli. È così?
“Direi di sì. Il comune di Nola è capofila dell’ambito sociale e guida le politiche sociali di ben 14 comuni. Siamo l’unico posto che dà ascolto ai cittadini e dà loro qualche risposta.
La tensione verrà riversata sicuramente a livello comunale, anche noi siamo praticamente sempre aperti ai cittadini. Sicuramente l’onda lunga di questa scelta travolgerà in primis gli uffici sociali degli enti locali”.
Il presidente Decaro ha anche detto che la piattaforma Inps, che dovrebbe comunicare ai Comuni i dati sui beneficiari, è incompleta. È così?
“È così. Noi veniamo a conoscenza delle situazioni perché i singoli protestano. Non c’è alcuna condivisione dei dati informativi. La misura è stata brusca nei confronti dei destinatari, ma anche nei confronti di chi avrebbe dovuto predisporre una rete.
Il messaggio mandato dall’Inps fa intendere al cittadino che ci siano misure equivalenti e sostitutive da richiedere ai servizi sociali. Non è così. I servizi sociali si attivano sulla base di altri presupposti che potrebbero non riguardare i percettori del reddito. Dunque non solo la comunicazione è stata arida e brutale, ma per certi versi ingannatoria. Si è scaricato, in modo illusorio, il problema sugli enti locali che da soli non hanno gli strumenti per fronteggiare questa situazione”
Che autunno prevede?
“Guardo all’esperienza della Francia ma anche della Germania, dove sono nati movimenti di contestazione molto forti nelle periferie e nei centri più dislocati. Non voglio fare allarmismo perché non è nel mio carattere. Ma mi preoccupo. Noi stiamo cercando di fare il massimo per mettere in piedi misure di contrasto alla povertà, ma in questo modo è complicato”.