Il lavoro più in tendenza sui social nelle ultime settimane è sicuramente il plant sitter, un termine che però ha provocato più di qualche mal di pancia a quella parte degli italiani che mal sopportano i termini esterofili. Si tratta di una persona deputata alla cura delle proprie piante mentre la famiglia è in vacanza, una sorta di dog sitter del verde. Tra quelli che non hanno preso bene questo nuovo lavoro di tendenza c’ è sicuramente il vice presidente della Camera dei Deputati Fabio Rampelli, che è il primo firmatario di due importanti proposte di legge già presentate in parlamento che puntano a rilanciare l’uso della nostra lingua fino a farlo garantire nella costituzione. TAG24 ha intervistato proprio il deputato di Fratelli D’Italia per capire a che punto sono le proposte di legge.

Plant Sitter e i termini esterofili, l’ira di Rampelli nella nostra intervista

Fabio Rampelli apprende da TAG24 il nuovo mestiere dell’estate, il plant sitter e mostra tutta la sua ira per l’ennesimo dei tanti termini esterofili diventati di uso comune in Italia: “Non so che dirle e non ho mai sentito questo termine, ma sicuramente qualsiasi altra parola in italiano andrebbe bene. Io penso tutto il male possibile di questi termini esterofili, una nazione che rinuncia alla propria lingua perde anche la propria identità. Ci sono anche persone anziane che non conoscono le lingue straniere e si trovano fuori dal circuito della democrazia e delle informazioni primarie. Gli anziani vengono esclusi dalla comunicazione, se dovesse continuare questo atteggiamento molto provinciale di utilizzo a sproposito di termini stranieri”. Secondo Fabio Rampelli si tratta anche di risvegliare un orgoglio nazionale per quanto rappresenta l’italiano a livello globale: “A differenza di tante altre nazioni nel mondo rappresentiamo la quarta lingua più studiata al mondo. Queste proposte sono per minimizzare le lingue straniere, fermo e restando che non siamo contro lo studio perché più cittadini conoscono l’inglese e meglio stiamo. Non dobbiamo permettere che si sostituisca alla nostra”.

Le due proposte di legge e i tempi

Il vice presidente della Camera dei Deputati spiega nello specifico quali sono le due proposte di legge di cui è primo firmatario:Le proposte di legge che ho presentato sono due, quella principale prevede la costituzionalizzazione della lingua italiana sulla carta primaria e verrà licenziata entro dicembre dalla Camera prima di passare poi al Senato. La seconda va più nello specifico parlando anche di eventuali sanzioni”, i termini di approvazione saranno diversi anche a causa della natura stessa dei provvedimenti “La proposta di legge costituzionale verrà approvata senza particolari problemi parlamentari, ma dato che è una riforma costituzionale dovrà avere una doppia lettura alle due camere. La seconda legge che prevede le sanzioni per enti pubblici o grandi multinazionali che usano le lingue straniere senza permettere la comprensione degli italiani avrà un processo più lungo. Dovremo creare delle alleanze, ma andiamo avanti. Sicuramente la porteremo al voto in aula perché rispetto al passato siamo in maggioranza e partito più forte del parlamento”.

L’accusa a Marina e Areonautica Militare

Non riterrei corretto cambiare il ministero del Made in Italy con ministero del Prodotto Italiano“, sottolinea Fabio Rampelli quando lanciamo la provocazione di sostituire il nome del dicastero di Adolfo UrsoNon lo riterrei corretto perché è giusto dire Made in Italy in un contesto internazionale. Noi dobbiamo parlare con la nostra lingua ai cittadini italiani o nei documenti ufficiali della Repubblica Italiana. In alcuni decreti leggi di qualche anno fa sono stati utilizzati termini inglesi”. Ci sono però delle cose che non sono andate bene a Fabio Rampelli, in particolare due episodi legati a due dei nostri corpi armati più amati: “La Marina Militare italiana qualche anno fa ha fatto una campagna di reclutamento di giovani marinai in lingua inglese, anche quest’anno per i 100 anni dell’Aeronautica Militare proprio quest’anno purtroppo è stata utilizzata una campagna impropria in lingua inglese”.