Il conflitto tra la Russia e l’Ucraina continua a essere caratterizzato da tensioni elevate e gravi preoccupazioni sulla possibilità di uno scenario nucleare: l’ex presidente russo e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, ha recentemente sventolato la minaccia di utilizzare armi nucleari nel caso in cui la controffensiva dell’Ucraina dovesse rivelarsi un successo. Secondo Medvedev, “se l’offensiva… in tandem con la Nato avesse avuto successo e si fosse conclusa con la sottrazione di parte della nostra terra, dovremmo usare armi nucleari in virtù delle disposizioni del decreto presidenziale russo“, ha precisato su Telegram.
Medvedev e le minacce di armi nucleari: “L’Ucraina deve essere grata se vinciamo”
Questa dichiarazione, senza dubbio provocatoria, ha scosso la comunità internazionale e sollevato gravi preoccupazioni sulla possibilità di una guerra nucleare. Medvedev ha sottolineato che, in tale situazione, non ci sarebbe “altra opzione” per la Russia. Ha anche affermato che le forze armate russe stanno agendo per evitare un conflitto mondiale, impedendo agli ucraini di conquistare parti del territorio russo. Le affermazioni estreme di Mevdedev sono probabilmente da intendersi come una risposta alle dichiarazioni di Zelensky sulla legittimità di colpire il territorio russo.
Il contesto geopolitico è complesso, con gli sforzi diplomatici per una soluzione pacifica ancora in corso. La Russia ha dichiarato la sua intenzione di continuare a negoziare una soluzione pacifica della crisi in Ucraina con la Cina, il Brasile e i partner africani. Nel summit Russia–Africa a San Pietroburgo, i leader africani hanno chiesto al presidente russo Vladimir Putin di porre fine alla guerra in Ucraina, e Putin ha espresso “rispetto” nei confronti di tale richiesta.
Le minacce nucleari sono estremamente tipiche di Medvedev. Egli già in passato ha più volte agitato lo spettro della guerra atomica per scoraggiare l’Occidente dal sostenere Kiev. Bisogna tuttavia osservare che la maggior parte di queste minacce sono cadute a vuoto. Kiev ha già colpito più volte il territorio russo – l’attacco al ponte di Kerch, gli attentati con i droni a Mosca – e ha riconquistato territori che tecnicamente la Russia ha annesso in seguito ai referendum (ad esempio, la città di Kherson). Inoltre, territori appartenenti alla Federazione Russa vera e propria sono stati occupati più volte da gruppi di dissidenti russi alleati a Kiev.