La Cina insiste e tramite i suoi mezzi di comunicazione sta cercando di pulire la sua immagine agli occhi del mondo. Lo ha fatto anche in queste ore quando sul tabloid di proprietà di Pechino, il Global Times, ha diffuso un articolo che porta avanti una tesi sintetizzabile così: l’iniziativa Belt and Road, nota anche come la Nuova Via della Seta, non è un “cavallo di Troia” per l’ingresso della Cina in Europa e l’Europa non deve essere “chiusa e conservatrice”. L’organo di stampa di proprietà del Partito Comunista cinese ha intensificato l’immissione di articoli positivi anche alla luce del bilaterale, tenutosi pochi giorni fa, tra Giorgia Meloni e Joe Biden. La conferenza stampa post incontro annullata ha tolto certezze ma non dovrebbe essere un mistero che, tra i vari temi, i due abbiano affrontato anche l’eventuale uscita dell’Italia dalla Belt and Road. Sarebbe il suggello di una relazione diplomatica ottimale tra la nostra Presidente del Consiglio ed il Presidente degli Stati Uniti d’America: diversi politicamente, eppure amici.

Via della Seta, l’avvertimento della Cina: importante per non restare indietro

È proprio l’incontro tra Biden e Meloni il pretesto per cui dalla Cina tornano a pompare il progetto della Via della Seta. Sul Global Times, infatti, leggiamo:

Se l’Italia e l’Occidente non colgono la BRI (Belt and Road Initiative) proposta dalla Cina, la globalizzazione in Occidente rimarrà indietro, o addirittura regredirà.

Sul dettaglio della posizione italiana, poi, il giornale del Partito Comunista cinese scrive:

È ancora una questione di come capire la Cina di oggi e posizionarla come una grande potenza della civilizzazione orientale e sia l’Italia e che l’Unione Europa sono chiaramente in un periodo di esitazione a riguardo. Alcuni, in Occidente, vedono l’iniziativa lanciata da Xi nel 2013 come uno strumento della Cina per invadere l’Europa e controllare il continente, ma Pechino, invece, chiede equanimità nell’approccio con la Cina.

Tra le righe, poi, viene puntato il dito sugli Stati Uniti che sarebbero colpevoli di aver alimentato una inutile ostilità nei confronti della Cina:

Non è una sorpresa che gli Stati Uniti, come potenza egemonica, vedano le forze di altre civiltà nel mondo con mentalità ostile, ma l’Europa non dovrebbe guardare più al mondo con una tale mentalità da quando il processo di integrazione è cominciato negli anni Cinquanta. La Cina non vuole un’Europa chiusa e conservatrice e non ha intenzione di cambiare l’Europa.

Infine:

L’iniziativa Belt and Road non è un cavallo di Troia, ma un sentiero attraverso il quale possiamo collaborare e aumentare la comprensione reciproca.

“Bisogna uscire dall’accordo”. Ma…

Giorgia Meloni non ha ancora preso una decisione ufficiale anche se, nel non detto, si nasconde una promessa fatta Washington. Quindi, l’uscita dall’accordo. Ad avvalorare questa ipotesi arrivano le parole di Guido Crosetto, Ministro della Difesa e uomo molto vicino a Giorgia Meloni, che ai microfoni del Corriere della Sera ha detto che la decisione del governo italiano di siglare l’accordo con Pechino – fu il governo Conte I a farlo – fu “una scelta scellerata” ed ha poi suggerito di “uscire senza fare danni e senza rovinare i rapporti con la Cina”. Sarà una operazione da eseguire con dovizia ed equilibrio, magari salvando capre e cavoli.

I tempi

L’accordo firmato da Giuseppe Conte, allora Premier, nel 2019 scadrà nella primavera del 2024. Un quinquennio che si rinnoverà autenticamente per altri 5 anni a meno che una delle parti non decida di recedere. La decisione deve essere presa entro la fine di quest’anno. È possibile che Giorgia Meloni, prima di annunciarla, voglia fare un passaggio con il Presidente Xi Jinping. È in programma, infatti, anche se non sappiamo ancora quando, un viaggio di Meloni a Pechino. Forse propedeutico per tratteggiare l’iter di uscita dall’accordo che comunque non pare in discussione.