Dovrà rispondere all’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, Zakaria Atqaoui, il 23enne che lo scorso sabato sera ha accoltellato e ucciso l’ex fidanzata Sofia Castelli a Cologno Monzese. Stando a quanto ricostruito finora, infatti, il ragazzo si sarebbe introdotto in casa della vittima ben prima che lei rientrasse dalla serata trascorsa in discoteca con le amiche, dopo averle rubato un mazzo di chiavi. Agli inquirenti ha confessato di aver preparato l’agguato perché pensava che sarebbe rientrata in casa con un uomo e ne era geloso. La loro relazione era finita, per volere di lei, da appena tre settimane.

Omicidio di Sofia Castelli a Cologno Monzese: contestata l’aggravante della premeditazione all’ex fidanzato

Sapeva che la casa era libera, perché i genitori e il fratellino di Sofia erano andati in Sardegna, dove a breve anche lei li avrebbe raggiunti, per fare una sorpresa ai nonni e festeggiare tutti insieme le loro nozze d’oro. Sapeva anche che la giovane era andata in discoteca: nonostante la fine della loro relazione, durata circa tre anni tra una serie di tira e molla, continuava a controllarla, soprattutto sui social, frequentando, quando poteva, gli stessi posti.

Così, nella notte tra venerdì e sabato scorsi, dopo averle rubato le chiavi di casa, Zakaria Atqaoui si sarebbe introdotto furtivamente nella sua abitazione, nascondendosi in un armadio e tendendole un agguato. Al suo rientro, incurante della presenza di un’amica che si era fermata a dormire da lei, l’aveva uccisa a coltellate nel sonno. A trarlo in arresto erano stati alcuni agenti della polizia locale, che l’avevano trovato, con i vestiti ancora sporchi di sangue, nei pressi della caserma, dove il giovane, all’alba di sabato, si era recato per costituirsi.

Davanti agli inquirenti avrebbe ora raccontato di aver agito “per gelosia”: pensava che Sofia sarebbe rincasata con un uomo e avrebbe voluto coglierla in flagrante. Era convinto che lei “lo tradisse” (anche se non stavano più insieme) e non ci vedeva più dalla rabbia. Secondo un’amica della vittima, era

irascibile e possessivo, si infuriava anche per uno sguardo.

Proprio per questo Sofia aveva deciso di mettere fine alla loro relazione, circa tre settimane fa. Una decisione che lui non aveva accettato di buon grado.

Accolto come un figlio dalla famiglia della vittima

Nella casa in cui si è consumato il tragico delitto ,il 23enne finito in manette con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione era stato accolto come un figlio. Sembra infatti che, ai tempi del primo lockdown, la famiglia di Sofia avesse deciso di ospitarlo, perché i suoi genitori – di origini nordafricane – si erano trasferiti all’estero e lui era rimasto da solo.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, si sarebbe appropriato di un mazzo di chiavi della casa il giorno prima del delitto: con la scusa di portarle del cibo, si sarebbe presentato da Sofia, mettendo in atto il suo piano. In quell’occasione i due avrebbero anche discusso per l’ultima volta. La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.

Per capire qualcosa in più sui momenti che hanno preceduto l’omicidio, gli inquirenti passeranno ora al setaccio il telefono cellulare della vittima. Di quello del carnefice, invece, non si hanno più tracce. Una cosa, comunque, è certa: quella di Sofia è l’ennesima storia iniziata con l’amore e finita nel sangue. Una storia che, per dettagli e modalità, somiglia a tante altre dello stesso genere, in cui è una persona innocente a perdere la vita, a causa dei deliri di un’altra.

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