Mondiali di calcio femminili prima giocatrice marocchina col velo – Due eventi hanno caratterizzato la seconda giornata del girone H, protagonisti indiscussi la nazionale del Marocco e la sua giocatrice Nouhalia Benzina.
La nazionale del Marocco ha scritto la prima pagina della sua storia in un mondiale di calcio femminile perché è riuscita a vincere la prima partita essendo una delle debuttanti al torneo iridato.
La sua giocatrice Nouhalia Benzina perché è stata la prima giocatrice nella storia ad essere scesa in campo e dal primo minuto con l’hijab, il velo che le donne musulmane indossano prettamente nei luoghi pubblici e durante le preghiere e i riti religiosi, in segno di purezza.
Se la selezione nordafricana allenata dal CT Reynald Pedros si è goduta l’impresa di battere la compagine vice campione d’Asia che attualmente occupa il 17esimo posto nel ranking mondiale, il suo difensore ha fatto quello che dal 2014 è consentito ma che nessuna giocatrice aveva avuto mai il coraggio di fare.
Mondiali di calcio femminili, prima giocatrice marocchina col velo
Nouhalia Benzina, 25 anni gioca nell’Association Sports of Forces Armed Royal, (Asfar) squadra che milita nella serie A marocchina e che da otto campionati consecutivi si laurea campione, ha sfatato un tabù, ovvero quello di indossare il velo che garantisce la minima copertura richiesta dalla tradizione religiosa islamica.
E’ accaduto solo oggi nella seconda partita del suo Marocco, perché nella prima gara contro la Germania, non è stata impiegata.
La calciatrice inoltre, tanto nella fase di riscaldamento quanto nell’arco dei 90 minuti, sotto la divisa, ha indossato altri indumenti atti a coprire altre zone del corpo lasciando solo le mani libere.
Divieto e revoca del diveto di utilizzo dell’hijab nel calcio
Nouhalia Benzina, ha dunque liberatamente scelto di mettersi a suo agio anche su un campo da calcio indossando oltre la divisa di gioco un pezzo di indumento che i dettami religiosi le indicano di mettere in un luogo pubblico.
Se però fosse stato in vigore ancora la vecchia regola, non avrebbe sicuramente potuto scegliere se mettere o meno il velo, avrebbe dovuto fare un’altra scelta, quella di decidere se contravvenire ai suoi valori morali e religiosi o rinunciare a giocare.
Questo perché nel 2007 si è creato un precedente: il divieto di un arbitro a una ragazzina di 11 anni di indossare l’hijab era giunto davanti alla commissione FIFA, la quale avrebbe dato ragione al direttore di gara stabilendo dunque il divieto di indossare qualsiasi tipo di indumento che coprisse il collo. Il motivo era riconducibile ad eventuali problemi di salute dati da possibili soffocamenti.
A distanza di tempo però questo divieto è stato revocato. 5 anni dopo, la FIFA avrebbe concesso alla Confederazione calcistica asiatica un periodo di prova di due anni.
In questo biennio, le giocatrici intenzionate avrebbero potuto indossare il velo nei tornei internazionali. Da qui, nel 2014 la definitiva parola fine all’esistenza del divieto che impartiva alle ragazze rispettose dei valori etici-morali nonché religiosi di indirizzo islamico di non poterlo indossare.
In Francia, c’è acora il divieto
In Francia, la lotta delle associazioni a sostegno delle ragazze musulmane che vorrebbero indossare il velo anche durante gli allenamenti e le partite ufficiali contro la FFF (Fédération Française de Football) potrebbe avere un lieto fine.
Da anni, nel paese transalpino vige la regola dell’articolo 1 della federazione calcistica che stabilisce il divieto di indossare qualsiasi tipo di abbigliamento o segno riconducibile a una religione, nonostante la FIFA già nel 2014 aveva revocato il provvedimento di divieto, lasciando il libero arbitrio alle donne se indossare il velo o meno durante gli incontri di calcio.