Al programma “Gli sportivi della domenica” di Arianna Galati l’ex ct della Nazionale di pallavolo Mauro Berruto, oggi responsabile Sport del Pd, ha rilasciato un intervista piena di spunti significativi. Ecco l’intervento in questione

Mauro Berruto: l’intervista esclusiva a “Gli sportivi della domenica”

Al programma “Gli sportivi della domenica” di Arianna Galati l’ex ct della Nazionale di pallavolo Mauro Berruto, oggi responsabile Sport del Pd, ha rilasciato un intervista piena di spunti significativi. Ecco l’intervento in questione andato in onda su Radio Cusano Campus.

Abbiamo fatto un piccolo recap di cosa è successo con questo emendamento, io partirei subito con una domanda: lei su Twitter ha scritto “le federazioni potranno alimentare il loro sogno di diventare monarchie assolute”, qual è questo rischio?


Parto anche io con un recap ancora più sintetico che si riassume in una frase: è una vergogna nel merito e nel metodo. Nel merito perché il sistema elettorale delle federazioni sportive italiane è veramente medievale, cosa che ha determinato di portare a questa legge che avrebbe litigato a 3 mandati la possibilità di restare presidente, ricordiamo che 3 mandati sono 12 anni. Questa legge non è mai entrata in vigore, perché quando è stata istituita c’era la possibilità di un ulteriore mandato prima dell’applicazione: prima che entrasse in vigore questa legge è arrivato nottetempo, ecco perché dico che anche il metodo è una vergogna, 3 giorni fa, questo emendamento a prima firma del vicecapogruppo di Forza Italia. Mi permetto di sottolineare che il capogruppo di Forza Italia si chiama Paolo Barelli, presidente della Federazione Italiana Nuoto -attualmente sospeso per altre vicende- dal 2000. Significa che c’era ancora la lira in corso quando è diventato presidente.


Purtroppo questa situazione, che quindi nasce in un contesto che definire curioso è proprio il minimo sindacale, lo ripeto: il vicecapogruppo di una forza politica il cui capogruppo è direttamente interessato a questa legge. Ma detto questo, se vogliamo allargare, basta fare due statistiche e andare a vedere qual è l’età media dei presidenti federali e da quanto tempo sono in carica. Il caso di Barelli non è assolutamente un caso isolato, ce ne sono quasi una decina che sono al sesto di mandato, si candideranno per il settimo, di mandato. Ribadisco, basta fare dei conti: parliamo di 24, 25, 28 anni. E aggiungo, cosa che credo sia opportuno non dimenticare, su 47 federazioni, 46 presidenti federali sono uomini e una è una donna. Tradotto, circa il 98,5%. Se tutto questo ha necessità di essere ampiamente corretto e rivisto, credo semplicemente per garantire dei processi democratici di possibile alternanza, o di qualche quota verde (non mi piace parlare di quote rosa), immaginare che sia possibile immettere all’interno delle nostre federazioni dei dirigenti con età media inferiore e andare verso un’equità di genere. È incommentabile che su 47 federazioni, 46 presidenti siano uomini. Se lo raccontiamo in giro non ci crede nessuno: se raccontiamo queste cose a un finlandese, dove io ho allenato per 6 anni la nazionale e ha una cultura sportiva di eccellenza, fatica a credere che sia così.

Lei ha scritto che questo è un escamotage da sepolcri imbiancati, che dà un’idea della detenzione del potere politico nello sport in Italia. Una donna a capo della Federsquash, le altre sette sono segretarie. Manca il tentativo di rinnovamento, forse c’è proprio la mancanza di volontà di rinnovare davvero lo sport: tante belle parole, ma in concreto non succede niente.


Sicuramente la mancanza di volontà è quello che poi determina quello che è successo, che è inqualificabile anche nel metodo. Torno a dirlo, ma avendo da qualche mese un’esperienza parlamentare, quello che è successo si commenta da solo, anche nel modo in cui è stato fatto. Il tema è ampio, grande e importante: ricordiamoci che le federazioni ricevono denaro pubblico, il sistema federale nazionale si fonda sul fatto che abbia a disposizione denaro pubblico, attraverso Sport&Salute. Credo non sia più sopportabile immaginare uno sport che si regga su questi parametri. E vorrei anche dire, perché poi la retorica porta a dire “però considerate i successi dello sport italiano”, non credo che c’entri questa cosa con il fatto agonistico, col misurare con le medaglie quello che succede: le medaglie sono uno dei parametri con cui si giudica la cultura sportiva di un paese, è uno di questi. Ma la cultura sportiva di un paese si giudica anche dall’accesso all’equità di genere, ai ruoli di governance, al funzionamento di un quadro presentabile dell’economia di una federazione.

Questo, purtroppo, ha rimesso indietro l’orologio di svariati anni. Con “sepolcri imbiancati” mi riferisco ad un ulteriore passaggio che questo emendamento prevede: dopo il terzo mandato, l’eventuale presidente federale si possa ricandidare e debba ottenere il 66% dei voti validi. Chi come me ha vissuto in quel mondo e ha assistito a elezioni federali, tra l’altro di più federazioni diverse, sa come funziona l’elezione di un presidente federale: sa che arrivano i presidenti regionali che hanno raccolto le deleghe dentro degli scatoloni, e sulla base di quelle deleghe assegnate tante volte, senza sapere come il voto va a finire. Sa di pullman stipati di elettori, chiamiamoli così, pullman pagati solo a chi vota in una certa maniera. L’escamotage del 66% dei voti espressi diventerà una clava per bastonare ulteriormente le eventuali minoranze che vogliono rappresentare un cambiamento, peggiorerà la possibilità di creare alternative all’interno delle federazioni sportive. Io provo a denunciare quanto succede e questo non è un tema politico, nel senso di appartenenza di destra o di sinistra, ma è il tema di chi, come me, spero di non essere frainteso, è di parte perché vuole il bene dello sport. Come immaginerete non è che i presidenti delle federazioni siano tutti di destra o tutti di sinistra, è assolutamente trasversale alle forze politiche, e dovrebbe stare a cuore a tutti i politici per garantire dei processi più efficaci e più democratici.

Credere un po’ nella forza del rincorrere un’utopia

È inevitabile che io le chieda, adesso che la palla passa al Senato, c’è margine di bocciatura?


Se anche io non credessi un po’ nella forza del rincorrere un’utopia, pribabilemte avrei già smesso dopo dieci mesi questo mandato. Chi vuole, a prescindere dall’appartenenza politica, chi vuole combattere la battaglia in questo momento non può che denunciare. Alla Camera l’emendamento è stato approvato, ha avuto il parere positivo dal governo e va detto, il Ministro si era espresso in una maniera diversa alcuni mesi fa e poi ha dato parere positivo, altrimenti non si sarebbe potuto votare. Quello è il testo che la Camera produrrà e io ovviamente interverrò in aula quando arriverà, interverrò in Commissione dove peraltro c’è un’altra faccenda sulla quale occorrerà fare qualche riflessione, mi riferisco ovviamente alla nomina di presidente di Sport&Salute a Marco Mezzaroma: nulla di personale e nulla contro la persona in quanto tale, ma io mi chiedo e vi chiedo, è possibile che non ci fosse un’altra soluzione rispetto a quella di mettere a presiedere la società, che peraltro tra le altre cose gestisce anche lo Stadio Olimpico, al cognato del presidente della Lazio senatore Lotito? È possibile immaginare che qualcuno ritenga curioso che il presidente della Lazio paghi l’affitto dello Stadio Olimpico alla società di cui suo cognato è presidente? Ci sono molte riflessioni da fare. Per arrivare alla risposta alla sua domanda, io credo fortemente nell’utopia e farò tutto il possibile affinché denunciando queste situazioni qualcosa possa succedere al Senato. Non sono ottimista, se mi chiede quante probabilità ci sono di riuscire in questa impresa, ma certamente è una cosa che va denunciata e occorre tentare di provare a correggere questa stortura.

Onorevole, la ringrazio per il suo intervento e ci risentiremo, nella speranza che possa cambiare qualcosa all’interno delle federazioni.


Il nostro paese si reggeva sulla monarchia, poi abbiamo votato diversamente. Ironicamente, ma non troppo, come dicevo nel mio tweet, sarebbe curioso che mantenessimo in vita delle forme pseudomonarchiche all’interno delle federazioni. Altrimenti dovremo aspettarci al prossimo emendamento che si trasmetta la presidenza la primo nato maschio (ride).