L’ex presidente Inps Pasquale Tridico, in un’intervista concessa a La Stampa, si è scontrato con il governo accusandolo di portare avanti “una politica di classe che contrasta con i principi di uguaglianza della nostra Costituzione“. L’affermazione dell’ex presidente Inps fa riferimento soprattutto al taglio del reddito di cittadinanza, ma anche alla proroga della data ultima per il versamento della tassa sugli extraprofitti da parte delle società energetiche e la cancellazione delle sanzioni penali alle aziende che collaborano con il Fisco. Tali mosse, secondo Tridico, dimostrano che il governo fa il “forte con i deboli e debole con i forti“.
Tridico sul RdC: “Il governo è forte con i deboli e debole con i forti”
Nella giornata di ieri il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, ha proposto che venga istituita una commissione d’inchiesta sui mancati controlli al reddito di cittadinanza. Tridico ha dichiarato di non essere spaventato da questa richiesta e di non avere “niente da temere“. Intorno al reddito e al suo taglio, secondo Tridico, si è costruita una “narrazione volutamente fuorviante“.
Tridico ha rivendicato il fatto che, sotto la sua gestione, sia stata creata “una direzione antifrode che non è mai esistita prima” e ha fatto sì che il reddito di cittadinanza sia stata “la misura più controllata di sempre“:
I controlli preventivi e successivi hanno evitato mancati esborsi del reddito a circa tre milioni di domande tra il 2019 al 2022, per un valore di 11 miliardi di euro non pagati.
Da settembre, la possibilità di ricevere un sussidio sarà vincolata all’impegno a partecipare a corsi di formazione che, tuttavia, non sempre sono partiti o si sono rivelati funzionali. Il sussidio verrà tolto in primis a coloro che lavorano, i cosiddetti lavoratori poveri: “questo è un messaggio brutto che diamo a chi si sta impegnando, ma guadagna poco“. Le donne, 53% dei percettori totali del reddito, saranno le più penalizzate dall’abolizione della misura. A tal proposito, l’ex presidente Inps sostiene l’introduzione di un sistema flessibile, che segua l’andamento dell’economia e cambi a seconda delle necessità.
L’unico strumento contro la diseguaglianza e di contrasto alla povertà viene abolito e queste persone resteranno senza un sostegno, in un periodo segnato da un’inflazione molto alta. La gran parte di questi duecentomila cittadini è poco scolarizzata .
Al primo di gennaio, 350 mila persone perderanno il sussidio e verrà elargito il nuovo “assegno di inclusione“, destinato però solo a persone con disabilità, anziani e minori. La criticità di tale assegno, secondo Tridico, consiste nel fatto che già esistono degli assegni per queste categorie: andrebbero sì aumentati i fondi a loro destinati, ma al contempo “il contrasto alla povertà non riguarda solo queste categorie“. Differentemente dal modello flessibile che Tridico ha in mente, questo si presenta come un modello molto rigido. L’assegno di inclusione, inoltre, è una riforma non “ispirata a un principio di razionalità, ma è un rimedio per non perdere la faccia“.
Tridico favorevole a salario e reddito minimi
Per quanto riguarda una delle misure più discusse dell’ultimo periodo, il salario minimo, Tridico si dice favorevole e argomenta con le seguenti parole:
La contrattazione non è più efficace come in passato. Prima della pandemia i salari hanno perso il 2,9%. Il Covid ha aggravato la situazione. E, infine, l’inflazione, negli ultimi due anni, ha ridotto il potere d’acquisto del 15%. Per i lavoratori dei servizi, i più numerosi, la contrattazione è uno strumento insufficiente.
Guardando più in generale, l’ex presidente Inps ha sottolineato l’importanza per un Paese avanzato di avere “un reddito minimo, come dividendo sociale, specie davanti a un mercato che espelle i lavoratori“. Anche la Commissione Europea sta spingendo in questa direzione, mentre l’Italia sembra tornare sui propri passi.