Per l’Europa, impegnata a raggiungere gli obiettivi definiti dal Green New Deal per la transizione energetica, i semiconduttori sono fondamentali per l’industria tecnologica.
Per molti decenni, il vecchio continente, sia per risorse di materie prime e terre rare insufficienti a garantire un approvvigionamento costante e in linea con le richieste del comparto industriale, sia per l’assenza di una vera e propria politica di sviluppo nel settore delle materie prime strategiche. L’Europa si è resa quasi del tutto dipendente dalle importazioni.
L’Asia, con elevate concentrazioni di materie prime e terre rare nel suolo e con un apparato industriale particolarmente sviluppato e con costi competitivi per la produzione di microchip, è stata uno dei principali fornitori per l’Europa.
Nel 2019, con la crisi sanitaria provocata dalla pandemia da Covid-19, il modello di globalizzazione economica, con la quale per intere decadi è stata garantita la costanza del flusso di merci internazionali, ha subito, un duro colpo.
Le restrizioni introdotte per tentare di arginare la diffusione del virus hanno, inevitabilmente, penalizzato la catena d’approvvigionamenti internazionali.
Nel 2022 le tensioni geo-politiche internazionali, provocate dal conflitto militare in Ucraina, hanno fornito l’input per un nuovo cambio di passo.
In poco tempo, da un mercato completamente globalizzato con scambi internazionali, si è avuta una contrazione verso accordi e flussi commerciali con paesi storicamente alleati diplomaticamente.
L’Europa con un comparto industriale impegnato a raggiungere gli obiettivi della transizione energetica e un enorme divario, nei confronti dell’Asia, nella produzione di microchip; mette in campo il chips-act EU per recuperare terreno.
Semiconduttori, l’Europa tenta di recuperare il divario:
Con il Chips-act, il piano di Bruxelles che ambisce a sviluppare una sovranità industriale nel settore dei semiconduttori e dei microchip, l’Europa avvia importanti e fondamentali investimenti.
Il piano, attraverso strategie industriali comunitarie, prevede di sviluppare un comparto industriale europeo in grado; sia di ridurre il divario tecnologico nella produzione di microchip rispetto ai paesi asiatici. Sia di rispondere alla crescente domanda interna di chip, necessari per la transizione energetica.
Tra gli investimenti più ambiziosi, messi in campo dell’UE, non passa di certo inosservato il nuovo stabilimento per la produzione di microchip con sede a Crolles, un paese di circa diecimila abitanti nella valle delle alpi francesi.
Con un progetto da 7,5 miliardi di euro, al quale Parigi contribuirà con un finanziamento di circa tre miliardi di euro, il colosso industriale franco-italiano STmicroelettronics e il gigante statunitense GlobalFoundries; hanno avviato una collaborazione, per la realizzazione di un nuovo polo per la produzione di microchip.
Il nuovo impianto, progettato per soddisfare sia la richiesta europea sia globale, permetterà di produrre microchip indispensabili alla digitalizzazione, all’auto-motive e alla transizione energetica.
Uno sviluppo comunitario:
Per ridurre i rischi legati a lunghe catene di approvvigionamento, che potrebbero in futuro provocare nuove crisi nelle forniture dei microchip, l’Europa dovrà necessariamente intervenire a livello comunitario.
Il Chips-act europeo, attraverso una serie d’investimenti pubblici e privati stimati pari a circa quarantatré miliardi di euro, permetterà all’Europa di acquisire una sovranità tecnologica – industriale nel sottore dei microchip.
Con tali risorse economiche messe in campo, entro il 2030, Bruxelles potrà ambire a soddisfare il venti percento della richiesta globale di microchip.
Affinché l’obiettivo di sviluppare una propria sovranità industriale, possa essere raggiunto; Bruxelles ha previsto un sistema in grado di monitorare costantemente i problemi legati all’approvvigionamento delle materie prime e terre rare, indispensabili per la produzione dei microchip nei poli industriali europei.
Il sistema di monitoraggio, basato su tre livelli:
- Ricerca e sviluppo.
- Politiche per le grandi industrie e l’innovazione.
- Controllo delle esportazioni nei casi di emergenza.
Permetterà di adottare idonee strategie in grado di adattare la produzione industriale europea ai diversi scenari che possono verificarsi.
La ricerca e lo sviluppo, ambito nel quale saranno destinati circa tre miliardi di euro delle risorse economiche messe in campo dal Chips-act europeo, permetteranno di svolgere le attività necessarie per adattare la produzione dei microchip alle esigenze industriali future e la scelta dei materiali più idonei.
Attraverso le politiche per le grandi industrie e l’innovazione, si cercherà di avviare collaborazioni industriali con grandi realtà industriali a livello globale. Il know-how, acquisito dalle collaborazioni internazionali, permetterà di sviluppare nuove competenze e condivisioni di tecnologie fondamentali per il progresso tecnologico.
Con il controllo delle esportazioni in caso di emergenza, l’UE ambisce a una sicurezza comunitaria sulle forniture di microchip necessari alle industrie europee.
Un obiettivo ambizioso, con qualche dubbio:
L’obiettivo d’incrementare la produzione europea di microchip, per soddisfare il venti percento della richiesta globale, può dimostrarsi un’impresa molto ardua.
Una delle criticità principali che dovranno essere affrontate, è senza dubbio l’approvvigionamento delle materie prime necessarie.
L’Europa, anche se negli ultimi anni ha notevolmente incrementato le attività di ricerca e di estrazione delle materie prime e terre rare presenti a livello comunitario, difficilmente potrà ambire a individuare siti con concentrazioni elevate, come in Asia e in particolar modo in Cina.
Anche dal punto di vista della tecnologia, necessaria alla produzione dei microchip e alla formazione del personale necessario, l’Europa paga interi decenni di svantaggio rispetto ai paesi asiatici; che da molto ormai hanno sviluppato tecnologie di produzione necessarie per affermarsi, a livello globale, come esportatori.
Oltre le più ottimistiche previsioni, resta da sciogliere uno dei nodi principali che determineranno il successo del piano tanto ambizioso, quanto fondamentale, per creare una vera e propria sovranità industriale europea; nell’ambito dei microchip.
Sarà proprio la disponibilità delle materie prime e delle terre rare il fulcro di tutta la strategia europea. Anche le attività di ricerca, orientate verso l’utilizzo di nuovi materiali, possono rapidamente orientare future scelte di mercato.
La sfida è ancora ardua ma attraverso il Chips-act europeo, Bruxelles dimostra di aver preso coscienza delle sfide future.
Gianni Truini