30esima settimana di protesta in Israele contro la riforma della giustizia voluta dal governo di Netanyahu, che secondo i manifestanti indebolirebbe la magistratura. E’ una delle proteste contro il governo più lunghe che si ricordi e si attende l’eventuale decisione del governo di schierare le Forze dell’Ordine.
Le proteste in Israele contro la riforma della giustzia
L’obiettivo del governo di Netanyahu, specie dei partiti di destra o di estrema destra, è quello di “controllare” l’attività della magistratura, impedendole di esprimere dei pareri che in Israele prassi vuole siano considerati come correttivi per leggi ritenute scorrette. Uno dei punti cardine della riforma è impedire che i magistrati contestino la ragionevolezza dell’attività legislativa del governo.
Questo disegno di legge ha superato il terzo e ultimo voto della Knesset, necessario per ratificarlo in legge lunedì pomeriggio. A Tel Aviv è prevista una manifestazione a supporto della riforma e si temono scontri anche con le forze dell’ordine.
Gli attivisti che contestano questo progetto hanno deciso di scendere nelle piazze israeliane ogni sabato da 30 settimane, per protestare contro la deriva autoritaria assunta dal governo di Netanyahu. Questo sabato sera un’altra manifestazione di protesta partirà dalla stazione ferroviaria di Savidor a Kaplan Street, punto di raduno spesso utilizzato in questi mesi. Anche la residenza di Netanyahu a Gerusalemme sarà scelta dai manifestanti per una protesta e in altre 150 località in tutto il Paese ci saranno manifestazioni simili.
Non sono soltanto persone comuni a protestare, ma anche i riservisti delle forze armate sono in buona parte contro la riforma sulla giustizia. Per loro, il fatto che alcuni loro dirigenti si siano espressi a favore è un’ingerenza che le forze armate non si possono permettere e migliaia di riservisti hanno detto ai loro superiori che non si presenteranno in caserma come segno di protesta.
Anche le forze aeree stanno subendo diversi rifiuti, cosa che preoccupa i vertici delle forze armate perché renderebbe l’aeronautica poco pronta verso minacce esterne. L’esercito israeliano sta quindi cercando di chiamare solo le persone che non hanno espresso un rifiuto esplicito, cercando al contempo di capire se fra i propri ufficiali ci sia l’interesse o meno ad unirsi alle proteste.
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