Ricorre oggi, sabato 29 luglio 2023, l’anniversario dell’omicidio Chinnici: Tajani a Palermo ha deposto una corona di fiori in via Pipitone Federico. Presenti il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, il prefetto Maria Teresa Cucinotta e i figli della giudice ucciso, Giovanni e Caterina. Il vicepremier e ministro degli Esteri ha rilasciato poi alcune importanti dichiarazioni.

Omicidio Chinnici, Tajani a Palermo nel giorno del 40esimo anniversario: “Hanno vinto i caduti”

Questa mattina è iniziata la celebrazione in occasione del 40esimo anniversario dall’uccisione del giudice Rocco Chinnici. Tutto è partito dal luogo in cui, il 29 luglio 1983, il magistrato impegnato nella lotta contro la mafia, venne ucciso. A togliergli la vita furono degli esponenti del gruppo mafioso Cosa Nostra. Oggi egli è considerato un nome molto importante per quanto riguarda la lotta alle organizzazioni mafiose, insieme ai colleghi e compagni Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

La cerimonia è iniziata attorno alle 10, con circa mezz’ora di ritardo, a causa del ritardo del volo su cui viaggiava il vicepremier Antonio Tajani. Oltre al numero due della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, erano presenti anche importanti personalità politiche, come il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia.

A Palermo oggi, sul luogo della tragedia, anche il procuratore capo del capoluogo siciliano Maurizio De Lucia, i vertici delle Forze dell’ordine, il presidente della Commissione Antimafia dell’Ars Antonello Cracolici e diversi cittadini.

Antonio Tajani ha tenuto un discorso in ricordo dell’uccisione di Rocco Chinnici avvenuta il 29 luglio di quarant’anni fa. A perdere la vita in quella tragedia non fu però solo lui. Morirono, con il giudice, i carabinieri della scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile di Pipitone Federico Stefano Li Sacchi.

Parlando alla cerimonia, il vicepremier ha ricordato l’importanza del giudice siciliano, ma anche i risultati ottenuti di recente come l’arresto del boss Matteo Messina Denaro. Il ministro degli Esteri ha affermato:

Hanno vinto i caduti non hanno vinto i loro assassini perchè se Matteo Messina Denaro è stato arrestato si deve anche alla capacità rivoluzionaria di Rocco Chinnici, primo magistrato ad avere una visione diversa del contrasto alla malavita, di coinvolgimento delle persone. Perchè Chinnici aveva capito che il vero rischio era che la malavita mettesse radici dove le deve mettere lo Stato, ovvero fra i cittadini.

Tajani: “Chinnici caduto immortale”

Il vice Presidente del Consiglio ha elogiato il magistrato definendolo un esempio importante di lotta contro la mafia. Ha invitato inoltre tutti i giudici a prendere spunto proprio da lui, dal suo lavoro, dalle sue lotte, dal suo incredibile sacrificio. Antonio Tajani ha concluso il suo intervento di oggi, sabato 29 luglio 2023, a Palermo in questo modo:

Chinnici è stato un esempio come lo sono tutti coloro che si battuti contro la mafia. Questi caduti sono caduti immortali: i giovani magistrati prendano esempio da Rocco Chinnici, i giovani carabinieri prendano esempio dai caduti. Credo che solo così potremmo riscattare gli errori commessi da alcuni Italiani che hanno scelto la via del crimine.

Chi era Rocco Chinnici e perchè è stato ucciso

Classe 1925, Chinnici era nato in un piccolo paesino in provincia di Palermo. Da giovane studiò giurisprudenza all’università e nel 1952 passò al concorso per entrare a lavorare nella magistratura. Svolse il ruolo di giudice della Pretura di Partanna. Qui però si occupò solo di piccoli casi.

La svolta arrivo presto quando inizio a lavorare a casi di mafia. Erano i primi anni delle stragi. Egli istituì, per la prima volta in Italia, nel suo ufficio, quello che sarebbe diventato poi il noto “Pool antimafia”. Con questa decisione proprio egli fornì un importantissimo contributo nella lotta alla criminalità organizzata e, più in particolare, a Cosa Nostra.

Lavorò al fianco di Falcone e Borsellino. Fu considerata una figura “scomoda” dai boss. Per questo motivo egli venne ucciso in un attentato che si è verificato il 29 luglio 1983 intorno alle 8 di mattina. Il magistrato era appena uscito dalla sua abitazione in via Giuseppe Pipitone Federico, a Palermo, quando perse la vita sul colpo. A causare il decesso fu l’esplosione della sua auto di servizio, una Fiat 126. Auto che era stata riempita di tritolo.