Il gip del Tribunale di Urbino ha convalidato l’arresto di Andrea Marchionni, il 47enne accusato dell’omicidio della cognata Marina Luzi, consumatosi a Fossombrone, in provincia di Pesaro-Urbino, nella mattinata del 25 luglio scorso. Durante l’interrogatorio di garanzia, durato quasi tre ore, l’uomo avrebbe parlato agli inquirenti di “incubi e fantasmi”, senza spiegare il perché del suo tragico gesto.
Omicidio di Marina Luzi a Fossombrone, convalidato l’arresto del cognato dopo l’interrogatorio di garanzia
A riportare i dettagli dell’interrogatorio di garanzia tenutosi davanti al gip Francesca D’Orazio è il Resto del Carlino. Secondo il quotidiano, Marchionni, finito nel carcere di Villa Fastiggi dopo essersi costituito per l’omicidio della cognata a Fossombrone, avrebbe parlato per tre ore “di incubi e fantasmi, di persecuzioni da parte del 5G e simili“. Un vero e proprio delirio, che non sarebbe servito a ricostruire il movente del tragico delitto, risalente al 25 luglio scorso.
Stando a quanto ricostruito finora, grazie anche all’esito dell’esame autoptico svolto sulla salma della 39enne negli scorsi giorni, il 47enne l’avrebbe colpita con decisione alla testa. Per farlo si sarebbe servito della pistola Glock semiautomatica – teoricamente ad uso sportivo – che deteneva legalmente, con regolare porto d’armi. Il tutto nella tarda mattinata, mentre la donna si trovava da sola (il compagno, Enrico, era in piscina con la figlia di 2 anni) al primo piano della villetta che lei e la sua famiglia condividevano proprio con il cognato, che viveva al secondo piano.
Cosa abbia provocato la sua furia omicida ancora non è chiaro. Sono stati esclusi, per il momento, motivi di tipo economico e passionali. Più probabile, invece, che il gesto sia da rimandare a qualche screzio intercorso tra i due a causa della convivenza. Forse proprio per via dei deliri del 47enne, di cui, stando alle parole della sorella, la vittima era terrorizzata.
Diceva che era invasato. Parlava solo di complotti, di vaccini, diceva che bisognava spegnere i cellulari perché sennò ci spiavano… E lei aveva paura che un giorno potesse fare del male a lei o a sua figlia,
aveva dichiarato. Elementi che sarebbero emersi anche nel corso dell’ultima testimonianza dell’uomo.
Le prossime mosse degli inquirenti
Dalle sue parole – tante e sconnesse – gli inquirenti avrebbero carpito ben poco. Per questo, nelle prossime ore, passeranno al setaccio il suo telefono cellulare e il suo pc, alla ricerca di riscontri. Ma appare già chiaro che il delitto, come riporta il Resto del Carlino, si giocherà
sulla infermità mentale, totale o parziale, dell’imputato.
È probabile che il suo legale, l’avvocata Donatella De Castro, proverà a dimostrare che non era in sé, al momento dei fatti. Del resto chi l’ha visto sembra aver avuto l’impressione che è come se si sia appena svegliato da un brutto incubo. Accorgendosi della gravità di ciò che ha commesso.
L’ultimo saluto alla vittima
Nel pomeriggio di ieri si è tenuto, intanto, l’ultimo saluto alla vittima. Per l’occasione, il sindaco, Massimo Berloni, ha proclamato il lutto cittadino. Un segno di vicinanza e rispetto nei confronti della famiglia di Marina, straziata da quanto accaduto.
Lo attaccano sui social (Enrico, il compagno della vittima, ndr) perché ho detto che Marina era terrorizzata da suo fratello, perché era invasato… e ho paura che a mio cognato vengano dei sensi di colpa che non deve avere. Ho paura che si possa creare una situazione ancor più pericolosa, visto che è molto provato. Io devo proteggerlo perché per me è un secondo fratello. Devo proteggere almeno lui, dato che non sono riuscita a proteggere mia sorella,
ha dichiarato, nelle scorse ore, Milena Luzi.