“Chi è ciascuno di noi se non una combinatoria di esperienze, di informazioni, di letture, di immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”. Lo scriveva Italo Calvino nel suo libro “Lezioni americane”, uscito nel 1988, tre anni dopo la sua morte. 

In quel volume c’è un pensiero sul mondo che verrà, quello dominato dalla tecnologia che lo scrittore: “I più potenti media non fanno che trasformare il mondo in immagini e moltiplicarlo attraverso una fantasmagoria di giochi di specchi: immagini che in gran parte sono prive della necessità interna che dovrebbe caratterizzare ogni immagine, come forma e come significato, come forza d’imporsi all’attenzione, come ricchezza di significati possibili”. 

L’attualità delle Lezioni americane, il libro uscito dopo la morte dello scrittore

Per Calvino “gran parte di questa nuvola d’immagini si dissolve immediatamente come i sogni che non lasciano traccia nella memoria; ma non si dissolve una sensazione d’estraneità e di disagio. Ma forse l’inconsistenza non è nelle immagini o nel linguaggio soltanto: è nel mondo. La peste colpisce anche la vita delle persone e la storia delle nazioni, rende tutte le storie informi, casuali, confuse, senza principio né fine”. Calvino lo scriveva nell’85. Sembra oggi.

Stefano Bisi